Lo stanzino |
Ivano Longo | 16-06-2010 |
All'entrata di casa mia, sulla destra c'è uno stanzino. Esso contiene mille cose, molte di queste a me sconosciute. Quando vi entro per cercare qualcosa, mi si apre un mondo nuovo. Non so cosa c'è di preciso in quello stanzino, ma c'è di tutto, dalle scarpe agli ombrelli, set di chiavi inglesi e altre mille cose, insomma c'è proprio di tutto. All'interno del mio stanzino ci sono dei cassetti, che sono collegati tra loro e ognuno di loro all'interno è illuminato da una piccola luce.
La mia testa è come quello stanzino, pieno di mille cassetti, c'è di tutto, ci sono tutti i miei segreti, una sezione intera di maschere, ci sono ricordi lontani e comportamenti violenti. Giorno dopo giorno vado in cerca di questi cassetti, li apro e ci guardo dentro. Questi sono la completezza del mio essere.
C'è anche un cassetto diverso dagli altri, questo è leggermente più grande, l'ho scoperto da poco, sapevo di averlo, ma non sapevo dov'era di preciso. Ci sono tutte le armi per poter reagire e combattere contro le innumerevoli tentazioni giornaliere. Questo cassetto mi dà l'opportunità di reagire, di combattere contro la noia o la solita routine, mi dà la forza di andare avanti nei momenti di solitudine o quando mi rendo conto che nessuna delle aziende a cui ho chiesto lavoro, mi chiamerà. Mi aiuta quando mi viene voglia di fare rapine o di andare a comperarmi una dose di coca.
Alla fine di tutto mi sono accorto che dentro di me ho gli strumenti per andare avanti, per portare avanti un tipo di vita a me quasi sconosciuta, la vita "normale" come la chiamo io.
Eppure certi giorni, ho voglia di lasciarmi andare, di smettere di lottare contro me stesso, di chiudere quel cassetto, e di fare le scelte per me più facili… ma poi alla fine non lo faccio e certe volte, non so neppure come ho fatto a dire di no. Mi accorgo che vivo giorno dopo giorno, che ogni giorno devo fare delle scelte, e pensare bene prima di fare qualsiasi scelta, perché mi sento ancora molto vulnerabile. Devo dire che la sede esterna del Gruppo della Trasgressione mi aiuta anche solo per il fatto che esiste.
E in ogni modo, anche io mi sento condannato a portare la mia pietra, su per una montagna. E per me, la mia pietra sono le scelte che ho fatto in passato e che mi hanno portato in prigione più di una volta. Quelle scelte ancora oggi pesano, e quando mi dimentico d'averle fatte, eccole che rotolano giù, dall'altra parte della montagna, ricordandomi che ci sono ancora, e che dovrò portarle sempre con me.