Uno spirito libero |
Granit Gjermeni | 18-04-2010 |
Vedo questo mito come una storia che appartiene un po’ a tutti noi, che abbiamo fatto scelte sbagliate nella vita o che siamo rimasti vittime delle nostre scelte.
Immagino Sisifo che passeggia pensando a come risolvere il problema della siccità che c’è a Corinto e mi piace pensare che forse stava anche pregando gli dei di aiutarlo a trovare una soluzione quando vede Zeus rapire Egina, per poi intrattenersi con lei. Posso solo immaginare quanto lui si sarà sentito deluso da ciò che ha visto.
Come può essere che Zeus, il dio nel quale noi umani vediamo l’autorità, la guida, il potere assoluto, la speranza, la saggezza, la perfezione, come può essere lui il primo che non rispetta le regole e usa il suo potere, non per aiutare, ma solo per le sue vendette o per i suoi scopi personali?
Se chi ha il potere di aiutarci non lo fa, allora siamo noi che dobbiamo pensare di risolvere i nostri problemi.
So che questo non può giustificare le scelte di nessuno di noi, ma se c’è anche chi fa da esempio e ci dà una spinta, diventa più facile agire in modo sbagliato; a volte anche se sappiamo che non stiamo facendo la cosa giusta, le condizioni in cui ci troviamo e la voglia di avere dei risultati rapidi ci portano a combattere battaglie già perse in partenza.
Come tanti altri all’inizio, ho giudicato Sisifo come un irresponsabile, immorale, che approfitta delle disgrazie degli altri. Ma questo mi è sembrato poi ingiusto, ho avuto la sensazione di condannarlo un'altra volta senza dargli la possibilità di difendersi. Allora ho cercato di vedere le cose un po’ meglio, giusto per capire la situazione in cui lui si era trovato.
Sisifo era un re, una guida, l’autorità per il suo popolo e allora come si doveva comportare? Come Zeus? Doveva mentire ad Asopo, a un dio, e dire che non sapeva niente di sua figlia? Non credo che lo volesse fare e non sarebbe stato un comportamento corretto per un re.
Ma anche se avesse raccontato tutto ad Asopo senza chiedere niente in cambio, Zeus non si sarebbe arrabbiato lo stesso? Visto che Sisifo conosceva gli dei - di questo era consapevole - sapeva a cosa sarebbe andato incontro, sapeva che non poteva salvarsi dalla rabbia di Zeus.
Penso allora che il sacrificio da lui fatto per avere l’acqua e per poter far tornare Egina da suo padre sia stato un atto coraggioso fatto da un re, cioè dall’autorità che pensa e vuole il benessere del suo popolo.
Per me Sisifo è uno spirito libero, un guerriero che è rimasto deluso dall’autorità e dalla guida che lui credeva giusta. Per aiutare il suo popolo, si trova a lottare per salvare la propria vita dalla rabbia della massima autorità e ad affrontare una guerra che non può combattere ad armi pari. Purtroppo, quando si è impegnati a lottare per qualcosa, la nostra attenzione si allontana da tutto il resto e non ci si rende conto delle conseguenze delle proprie azioni.
In quel masso che Sisifo porta su per la montagna io vedo tutte le ingiustizie che siamo obbligati a sopportare e che ognuno di noi porta sulle spalle giorno dopo giorno; e quando il masso va giù mi ricorda quando sono entrato in carcere e vedevo sbriciolarsi tutta la mia vita; tutto quello che avevo cadeva giù e davanti a questo io ero completamente impotente. Ero rimasto vittima delle mie scelte e, come lui, anche io devo ricominciare, non a spingere il masso, ma a ricostruire la mia vita e a riflettere sui miei errori.
Credo che sia un buon punto di partenza per ricominciare la scalata verso la cima della montagna e questa volta non per vedere il mio fallimento ma per respirare l’aria pura che c’è lassù.