Zeus il seduttore |
Cesare Zubani | 28-04-2010 |
Zeus fluttua seminascosto tra ulivi e piante di limone dalle foglie raggrinzite per l’assenza di acqua. Come una fiera si accosta furtivo ad Egina, che passeggia spensierata fuori dalle mura di Corinto, nei pressi del letto di un fiume ormai arido. Asopo, padre di Egina e padrone delle acque, è assente.
Zeus inala, quasi in estasi, il profumo, l’odore che la ninfa profonde. Conoscitore esperto dell’animo femminile si avvicina ad Egina, da poco fattasi donna e con il cuore non ancora corrotto, spinto più dalla lussuria che dal sentimento, e disonestamente inizia a sedurla.
“Oh celeste Egina perdona il mio ardire, mistica ninfa di luce e di fiori devi sapere che ormai della mia vita tu sei lo splendore, i miei giorni e le mie notti dal pensiero di te sono tormentate, forma divina non temere il mio ardore, stai qui, vicino a me, ti prego, vorrei che con la tua favella tu mi possa ravvivare il cuore. Non ti spaventino le mie ardite frasi, ma nessun mortale e giammai un dio arse d’amore al par mio. Egina, amore, gaudio … tormento! Strappami quest’ansia crudele, mia soave ebbrezza, concedimi il tuo sguardo.”
La ninfa, che mai simili parole si era sentita dedicare, confusa e quasi smarrita, iniziò a sciogliersi, incantata.
Zues nel frattempo rincara la dose, quel dio approfittatore percepisce e sa che il suo perverso cantico sta dando frutti.
“Io ti vedo, forma di ineffabile bellezza, amore mio, seppur dio, dovetti impugnare tutto il cuore mio per trovare l'ardimento, e allora ti prego, vieni, giaci con me, che l’amor ci inebri e tutto l’Olimpo beatifichi il tuo nome. Dì di si, dolce incanto, dammi almeno un’ora, se non puoi oltre, di dolce amore, di miele e ambrosia calmami con il tuo corpo e poi anche morir potrei, perché se tu credi che amarmi sia delitto sono reo e pronto a cercare la morte. Dimmi di no e amor fatale sarà.”
La ninfa inizia a piangere di commozione …
“Ogni tua lacrima nel mio petto ravviva l’amore e spezza il mio cuore, allor dunque lascia che l’amor ti guidi a me, amore, amore, amore mio, vieni con me.”
“Ma mio padre, l’arcano amor che ora m’ha fatto ardere il cuore, mai dovrà scoprire; guai se l’affetto a noi leggesse nel cuore! Ed ora, mio incantatore, portami con te, l’amor mio ti affido, disperato, insano amore, dono a te, mio grande Zeus, le foreste vergini, di fiori profumate, di cui la natura mi ha fatto dono.”
E Sisifo, potrebbe giurarlo, vide che volarono via.