Il rapimento - Racconto 2 ° |
Voce narrante | San Vittore |
In quella zona, terra rigogliosa di Grecia, fra tante comunità ve ne era una che in passato aveva suscitato invidie e scatenato guerre, perché ricca, fertile e ambita: si chiamava Corinto. Ora però era afflitta da una grave siccità; non pioveva da più di un anno, il bestiame stava morendo, i campi erano uno scempio inguardabile.
Il giovane re di nome Sisifo cercava di rassicurare il popolo ed esaudire le istanze dei sudditi, ma la mancanza d’acqua diventava un problema sempre più grave.
Sisifo tornò cupo verso i suoi appartamenti e pensò che qualche volta avrebbe desiderato essere un comune mortale, senza il peso della responsabilità di un regno tutto sulle sue spalle, un paese gravato da una così grave problema.
All’ora di cena, il fedele vecchio cuoco s’avvicinò in punta di piedi recando un vassoio preparato con l’affetto e la devozione di sempre, ma Sisifo quella sera gettò all’aria il vassoio e cacciò l’uomo.
La giovane e avvenente sposa Merope lo raggiunse poco dopo e cercò di allietarlo con canti e danze, ma egli respinse anch’essa. Merope addolorata e impensierita uscì dalle stanze.
All'alba, dopo una notte insonne, Sisifo uscì di corsa. Raggiunta la scuderia e, sellato quello che era stato un magnifico baio, si accingeva a cavalcarlo; viste però le condizioni dell’animale Sisifo scelse di andare a piedi. I campi, bruciati dall’estate torrida, erano uno strazio troppo pesante per la vista del giovane re.
Camminò a lungo, sino a che, nei pressi di una rupe, sentì le grida di donna e vide un tramestio di gambe e un mulinare di braccia; riconobbe Zeus, alle prese con una giovane ninfa. Il re rimase sconcertato e, nascostosi per qualche minuto, decise poi di riprendere il cammino.
Verso l’imbrunire, stanco, demotivato e triste, s’avviò verso il palazzo e nei pressi di un boschetto vide un vecchio sorretto da un bastone…