Odiare o riconoscersi |
Francesco Capizzi, Angelo Aparo | 15-04-2013 |
A volte mi perdo fissando un punto indefinito. L’angoscia mi invade fino a lasciarmi senza fiato nella bolla temporale nella quale galleggio.
Mi racconto le cose così come mi vengono in mente, lasciando le emozioni libere di sputare i ricordi. Mi sorprendo per quante cose ho vissuto! Non ho grandi pentimenti… o, se mi fermo a pensare, forse sì! Dipende dall’umore, dal cinismo con cui tante volte mi affretto a spazzare via i cocci di vita che riaffiorano qui e là.
Eppure, nonostante le macerie, penso di essere stato libero di scegliere se odiare o riconoscermi negli uomini con cui mi sono torturato. In passato molte volte ho scelto l'odio, forse perché più facile da gestire, forse per affogare più velocemente l'impotenza che mi soffocava…
Ma ho avuto veramente la facoltà di scegliere fra rigettare o riconoscere la mia parentela con chi ho odiato? Forse ho avuto questa possibilità e non l’ho coltivata, forse non ho incontrato o non ho cercato chi mi sapesse aiutare a coltivarla.
Oggi credo che, se fosse appena possibile sfiorarla, quando ti senti stretto da vigliacche ferraglie che ti mordono la carne, una libertà del genere aprirebbe un universo sconfinato di possibilità.