Cattive compagnie

Roberto Spagnuolo

19-01-2008  

Quando con la mia famiglia ci siamo trasferiti a Mozzate, un paesino in provincia di Como, frequentavo la 5° elementare. Il mio primo amico non era il secchione della classe, era un ragazzo ripetente, di due anni più grande di me. Mia madre lavorava in Svizzera e mio padre in una tessitura di Olgiate Comasco. Io e mio fratello di due anni più grande dopo la scuola stavamo a casa da soli. Mia mamma era terrorizzata dal mio nuovo amico, non le piaceva affatto, mi vietava di vederlo, mi diceva che suo papà era un "avanzo di galera" e che lui, cresciuto senza una guida, non era sicuramente una buona compagnia.

lo non avevo nessuna intenzione di evitarlo e, non appena potevo, correvo da lui. Non so se lui trascinava me o io lui, ma sicuramente non passavamo i pomeriggi sui libri. Un giorno, racimolati pochi spiccioli, decidemmo di provare a fumare e, comprato un pacchetto di Marlboro da 10, ci recammo sotto un vecchio ponticello per paura di essere visti da qualcuno. Il fumare mi faceva sentire più grande, ma mi faceva stare male, visto che soffro di asma e l'odore del fumo proprio non lo sopporto; così archiviai per sempre il pensiero delle sigarette.

La mattina prima di andare a scuola passavo col mio amico in un piccolo supermarket a comprare la colazione e facevamo a gara a chi riusciva a "fregare" più dolciumi. A scuola non andavo molto bene, visto che preferivo rubare le mountain bike nel porta bici della scuola, piuttosto che seguire le lezioni. Diventavo sempre più scatenato e i miei genitori erano disperati. Mio padre le ha provate tutte: punizioni, botte, ma peggioravo sempre di più, fino a metà anno della 1° media, quando decisi di lasciare la scuola per andare a lavorare in un autolavaggio.

Il mio amico proseguì gli studi e, anche se per anzianità, finì le scuole medie prima di iniziare a lavorare come manovale in una impresa edile. lo lavoravo, ma non abbandonai mai il vizietto del furto, anzi facevo passi da gigante e dalle mountain bike passai ai motorini; ma non durò molto, preferivo le auto.

Il mio amico a 15 anni trovò l'Amore, e iniziò a costruire il suo futuro con tanti sacrifici, così ci vedevamo sempre meno. Un giorno ad una festa conobbi l’amica della sua ragazza e ci siamo innamorati, così le nostre strade tornarono ad unirsi. Spesso uscivamo insieme; ma la sera io continuai ad andare a rubare, mentre lui non ne voleva sapere, non voleva passare la vita in carcere come il padre.

Col passare del tempo il mio amico si è sposato con quella ragazza e ora hanno due bellissimi bimbi; e anche professionalmente ha fatto grandi cose, oggi è un grosso imprenditore edile.

Io, contrario alle droghe, mi specializzai in furti nei magazzini, visto che si guadagnava bene e non si rischiava molta galera. Il mio carattere impulsivo non mi ha aiutato e, dopo una lite per futili motivi, mi sono trovato a poco più di vent'anni rinchiuso in carcere, senza più il mio amore, e senza sogni per il futuro, visto il conto salato presentatomi dalla Legge.

Oggi ho 27 anni. Quando mia madre viene al colloquio mi porta i saluti del mio amico e di sua moglie e mi dice che ogni tanto li invita a cena. lo le ricordo sempre che Mirko era una "cattiva compagnia", però in galera ora ci sono io!