Durante l'ultimo gruppo del "faro" abbiamo toccato alcuni argomenti tra cui le responsabilità e il carcere.
Quindi, andando per ordine, cercherò di esprimere le mie opinioni.
Per quanto riguarda le responsabilità, i punti di vista sono stati tra i più vari; c'è quello che dice il Sig. Lombardi e altri con lui, che non tutti, a parità di età, siano ugualmente responsabili, ciò è causato dalle esperienze fatte durante il percorso di vita. Su questo mi trovo d'accordo.
Ma non sono d'accordo sul fatto di adottare tale criterio come una giustificazione, perché nel momento in cui si prende coscienza del fatto, ci rendiamo comunque responsabili di ciò che abbiamo fatto e il perseverare nel nome dell'irresponsabilità è semplicemente un paravento, anche molto fragile, poiché gli irresponsabili sono i bambini e non gli adulti.
Questo argomento è intrecciato con la domanda: a cosa serve il carcere?.
Come già detto il carcere lo intendo come una cura, perché attraverso la privazione della libertà dovrebbe dissuaderci dal commettere altre azioni che ledano la società e così farci apprendere quel senso di responsabilità che magari non avevamo prima.
Molti mi hanno dato contro, in particolare il sig. Vidili e il sig. Lombardi, dicendomi che il carcere non serve e che è una tortura e che il senso di responsabilità è nello sposarsi e avere dei figli.
Non mi trovo d'accordo su questi punti, domandandomi.: il mettere su famiglia è una presa di responsabilità?
E allora, com'è che si commette un reato, con la conseguenza della privazione di tale realtà?
L'unica deduzione logica che mi viene è che al momento in cui si è compiuto il reato non si era consapevoli di tali responsabilità, quindi grazie a tale privazione dovremmo aver capito tali responsabilità.
Il dubbio sorge quando si continua a delinquere.
Come ha osservato il Dott. Aparo, "
visto che spesso si continua a delinquere, non possiamo dare per certo che la privazione riesce sempre a promuovere il senso di responsabilità"
Dopo una riflessione su questo quesito, e prendendo esempio dalla mia esperienza - visto che pure io ho perseverato nel commettere reati - giungo ad una risposta semplice: per scottarmi c'è voluto un po', visto che per molte volte sono stato perdonato e per altre ancora ho sfruttato dei cavilli.
Quindi credo che la soluzione sia semplice, cioè dovrebbero essere più severi sin dall'inizio, poiché andando per gradi ci si potrebbe assuefare e quindi la cura della privazione non ha più l'effetto desiderato perché comunque l'uomo come essere vivente ha uno spiccato senso d'adattamento e sopravvivenza.
Questo è il mio parere, basato su delle deduzioni fatte dalle mie esperienze.