Una visita in collegio | |
Ivano Longo | 28-09-2003 |
Questa storia risale a tantissimi anni fa; quando sento di subire un’ingiustizia a volte mi ritorna in mente.
Ero molto piccolo e i miei genitori mi avevano mandato in una colonia estiva a Ponte di Legno, per me anche invernale perché ci rimanevo quasi tutto l’anno.
Non ero da solo perché nella sezione femminile c’era la mia sorellina, che non vedevo quasi mai perché le suore dell’epoca non ammettevano alcun contatto tra maschi e femmine.
Le domeniche c’era la visita dei genitori ed io pur sapendo che mia mamma e mio papà non sarebbero venuti, li aspettavo comunque, mi preparavo con il vestitino della festa e vedevo gli altri miei compagni tutti sorridenti mentre anche loro si preparavano. Iniziavano così le visite che duravano tutto il giorno.
Dietro al grande edificio c’era un boschetto di pini e una rete che separava i maschietti dalle femminucce, io avevo appuntamento con mia sorellina, di nascosto infilavo le braccia attraverso la rete per toccarle le mani; con una piccola pietra nella quale avevo praticato un forellino mi ero costruito quella che per me era una macchina fotografica. Dicevo a mia sorella di mettersi in posa per scattarle delle foto, poi ci davamo un bacino e scappavamo via per paura di essere scoperti.
Ma una domenica, finalmente, mia madre venne e quando lei mi chiese: “Non sei contento, sono venuta a trovarti?” io le diedi uno schiaffo, che ancora oggi lei a volte mi ricorda.
A volte le domande, le affermazioni e le azioni si alzano dal tavolo al quale sono sedute e cambiano posto, confondendosi fra loro.