Dante il nano |
Enzo Martino | 9-04-2006 |
Il paesetto di montagna si era svuotato delle giovani braccia che avevano contribuito a mantenerlo in vita. Era rimasto chi aspetta il giorno per andare lì da dove non si torna più indietro.
Ad occuparsi un po' di tutto è il sig Dante, che cerca di soddisfare i bisogni di tutti, impegnandosi nei lavori che gli riescono. In paese gli è stata data fiducia e lui non l’ha mai tradita, anche se, con la sua altezza, alcuni lavori non può eseguirli: Dante è alto poco più di un metro.
Con questo suo limite fisico Dante è un diverso. Conosce tutti i piccoli segreti degli abitanti del minuscolo paese. Quando non riesce a svolgere le mansioni che gli vengono affidate, la gente gli si rivolta contro insultandolo, lui abbassa la testa e continua a servire. Una sua caratteristica è quella di essere accomodante. In effetti, non si arrabbia mai, continua a mettersi a disposizione e nessuno ancora se lo spiega, seppure una qualche ragione ci deve essere.
Forse ha capito che le persone hanno bisogno di sfogare la rabbia verso di lui e di pensare che sia il loro nano. Lui, di fronte agli insulti, abbassa la testa e non reagisce perché sa che in quel momento chi lo insulta ha bisogno del suo nano, e lui rimane là, disponibile.
Ogni tanto il sig. Dante si chiede cosa farebbe tutta la gente che ha bisogno di lui il giorno che si dovesse stufare di questa situazione. Nessuno lo festeggia mai, i suoi compleanni li trascorre tra i boschi, lontano dalla vista dei suoi compaesani.
Col passare del tempo, Dante sente crescere l'amarezza e comincia a dire a se stesso che, se dovesse andare in giro, sarebbe un peso per chi lo incontra; lui, infatti, serve, non può neanche per una volta pensare di essere servito. Quel pensiero gli lavora dentro come un tarlo e gli impedisce di dormire.
Una di quelle notti insonni, dopo avere girovagato per il bosco, dopo che per l’ennesimo compleanno era rimasto solo, decide di cambiare atteggiamento. Diventa un po' menefreghista, quando viene chiamato per sbrigare qualche compito comincia a non rispondere.
La gente capisce in breve che il loro nano si è stancato di subire e, per non sentirsi in colpa, dice cose cattive del sig. Dante, anche se, quando lo incontra per strada, lo ignora. Lui gode di questa nuova condizione, anche se capisce che durerà poco. Dante ha orecchie e intuito per capire che qualcosa nell’aria sta cambiando.
Passate diverse settimane, le persone che prima, come per un tacito accordo, lo evitavano, ora di nascosto cercano di incontrarlo per potergli parlare. Ognuno lo vuole per sé. Sentono il bisogno di dare le loro preoccupazioni al proprio nano. Dante, accomodante com’è, riesce sempre a soddisfarli.
Quando gira, solo, per il bosco, le persone lo inseguono per parlagli dei problemi che li assillano. Lui ascolta e poi, secondo lo stato d’animo di colui che lo interroga, dispensa i consigli più adeguati. Il tempo trascorre veloce e gli anni passano in fretta. Un giorno il nano che è andato nei boschi non fa più ritorno. Forse è morto, forse è andato via; chissà se un giorno ritornerà, però una cosa è certa, le persone senza il loro nano sono più insicure.