Il senso della pena

 

Marcello Lombardi

20-03-2005  

Sono andato su e giù per la cella con un bicchiere in mano ed un bastone, battendo il tempo in modo perfetto. Oggi va così: quattro passi avanti e quattro passi indietro, di numero.

La mente sembra avvolta da un asciugamano, che controsenso, sembra un sasso. Sento di avere la situazione in pugno, ma sono preoccupato; questa sicurezza mi ha fregato molte volte.  Mi affido al principe “America”. Va meglio, che invenzione la televisione! Ho sempre odiato Video Music, ma oggi mi salva e l’asciugamano che stringe il mio cervello si allenta e cade. E’ vero: da quanti suggerimenti esterni dipendiamo.

E’ domenica 20 marzo e sono le cinque e quarantacinque, tra un mese esatto sarà il mio compleanno. Vado avanti e indietro come una tigre in gabbia, mi stanno crescendo i capelli, li lascio crescere, anche se non li sopporto, non ci voglio pensare e mi rimetto a scrivere.

Per mesi hai vissuto senza corpo,  sei abituato  alle privazioni fisiche, ma alle privazioni della mente no e così, qualche volta, hai l’impressione che quanto vedi e ascolti ti faccia invecchiare di dieci anni. Il mondo ti disgusta e ti pesa. Sai che il luogo è solo il contenitore della tua persona e sai anche che se avessi tutto dalla vita il destino comincerebbe a punirti.

Ciò che più ti turba, in notti come queste, è il pensiero delle persone senza le quali non potresti vivere (Silvia, Marta, Antonella...). Ti accorgi solo ora di come la tua vita sia intrecciata a quella di altri, di essere coinvolto in  alleanze diverse da quelle con te stesso.

Chissà se più tardi, quando rileggerai questa lettera, ci sarà il sole o la neve. La neve... ho voglia di sciare, ho voglia di essere libero! Quanta gente non si rende conto della fortuna che ha quando sta in coda nel traffico o alla posta, quando prende le multe, quando gli rubano la radio dalla macchina!