Gli allievi di Bisuschio (VA) commentano "Notte" |
Silvia De Tommasi 5°D | Serenità | 24-10-2008 |
Serenità, tristezza, malinconia e di nuovo serenità.
Questi i sentimenti che ho provato leggendo la poesia. I versi mi trasmettono inizialmente una sensazione di quiete; è notte, tutto tace ed è tranquillo. Poi un’emozione, l’emozione che si prova nell’attesa di un evento importante, come può esserlo il giorno di Natale, una data che è un po’ la costante nella vita di tutti.
I versi centrali sono tristi, percorsi da un velo di malinconia.
Qualcosa mi impedisce, mi tiene legata, trattiene le mie emozioni. Non sono libera di parteciparvi, sono come una spettatrice, passiva. Mi manca qualcosa, ho freddo, manca il calore che si prova quando si ama o si è amati, gli affetti della famiglia.
Non sono appagata, felice, eppure sto bene.
Quell’ “eppure” mi riporta alla serenità iniziale, mi ricorda che, nonostante la mia situazione di disagio, dentro di me c’è un posto in cui ritrovo l’armonia.
Alessandro Olivieri 5°A | Un misero calorifero spento |
Per me questa bellissima poesia nasconde in sé molta malinconia e tristezza. Infatti, si parla del bue e dell’asinello che c’entrano con la nascita di Gesù. Però si parla di sbarre e di un “misero calorifero spento”; pertanto mi viene da pensare che in una cella di qualche carcere, è venuto al mondo un bambino e penso che, nonostante le circostanze siano ostili, la mamma che ha partorito è molto contenta e, non avendo altri interessi, si prenderà cura del suo bambino.
Questa poesia è molto bella e mi trasmette una sensazione magica e indescrivibile. E’ molto intensa e per me rappresenta una gioia avvenuta nel dolore e questo rincuora chi in quel momento sta vivendo dei brutti momenti. Queste poche parole, scritte alla vigilia di Natale, mi fanno comprendere che anche se si sta affrontando un momento difficile, si può sempre andare avanti. E proprio quando non te lo aspetti può arrivare una gioia immensa che ti rianima.
Questo è tutto ciò che riesco a scrivere leggendo questa poesia perché le sensazioni sono molte, ma a scriverle è molto difficile. E spero che da queste poche parole sia riuscito ad esprimermi.
Giulia Gandolfi 5°E | Piccole cose | 24-10-2008 |
In carcere si apprezzano anche le piccole cose che la gente che vive fuori, distratta dai mille aspetti futili della vita, non sa riconoscere. Quest’uomo vive la notte della vigilia in carcere e non è abbagliato dalle luminarie e dalla frenesia della gente durante questa giornata. Riesce a cogliere il vero significato del Natale e penso che sono davvero poche le persone che ancora riescono a farlo. Lui non avendo più nulla è molto più vicino alla vera atmosfera natalizia.
Invece chi di noi sa ancora capire il vero messaggio del Natale? Siamo troppo indaffarati, siamo pieni di preoccupazioni banali: cosa regalare alle persone care o cosa scrivere nei biglietti d’auguri. Siamo accecati dalle luci abbaglianti e non siamo più in grado di lasciarci stupire dai piccoli gesti, dalle cose semplici, ma che sono quelle che possono realmente migliorarci.
Dovremmo spogliarci delle nostre convinzioni e uscire dalla quotidianità per partire per un viaggio interiore, solo così riusciremo a vedere anche la luce più tenue, quella che non abbaglia e non acceca e solo così sapremo ancora godere delle vere gioie della vita. Quest’uomo ci fa davvero capire quanto è importante apprezzare le cose, seppur per noi sempre troppo poche, che si hanno. Allontaniamoci dal materialismo che offusca la nostra visuale e accostiamoci alla semplicità.
Laura Plebani 5°D | Non v'è luogo migliore per amarlo |
Nostalgia, amarezza nel cuore, placata da una serenità dettata dall’attesa. Dall’attesa di un momento migliore.
Una poesia che mi trasmette quel senso di sconforto, ma non di rassegnazione, quando si vive un momento calmo, ma non completamente sereno.
Natale, il periodo in cui è stata scritta e a cui si riferisce la poesia, mi rievoca un momento fatto di ricordi, anche nostalgici, e di un bisogno maggiore di comprensione.
La poesia mi fa intuire che sia stata scritta da un carcerato o comunque da una persona che in quel momento è emarginata dalla società.
“Notte…”, “Preludio…”, parole che mi colpiscono, brevi, concise che subito mi immergono in un’atmosfera buia e fredda.
Proseguendo la lettura, mi danno un senso di speranza i periodi “…scruto il cielo tra le sbarre, nessuna cometa indica la via…”.
Mi fa comprendere che anche se in quel momento sembrano non esserci soluzioni ai problemi, c’è comunque la speranza di vivere un momento migliore, di volere creare una situazione più serena, anche se non è facile.
Perché quando le cose non vanno particolarmente bene, non sono necessari grandi eventi o posti speciali per potere trovare un po’ di serenità, bastano anche dei piccoli gesti o delle parole rassicuranti per sentirsi meglio.
A volte persino l’immaginazione aiuta, come mi hanno fatto intuire le parole “un misero calorifero spento, sostituisce il bue e l’asinello…”.
Ma la frase che maggiormente mi risuona nella testa è “eppure non v’è luogo migliore per amarlo”.
In un primo momento non sono riuscita a capirne il significato.
La interpreto come un amore verso una figura religiosa, e proprio perché mi ha ricordato un amore religioso, non capivo come un carcere potesse essere il luogo migliore per amare il proprio Dio.
Io mi sarei sentita persa, abbandonata dal mio punto di riferimento.
Eppure, leggendo e rileggendo, ho pensato che non vi è un luogo più adeguato rispetto ad un altro per amare.
Sì, anche perché in un carcere si ha più bisogno di aiuto, si ha più tempo per pensare e trovare se stessi, per capire dove si è sbagliato e da dove si può ricominciare e quindi la possibilità di potere rafforzare l’amore verso il proprio credo. Ed è per questo che non “v’è luogo migliore” (e se posso aggiungere “modo”) migliore per amarlo”.
Diana SItoti 5°D | Perché solo oggi? |
La poesia non suscita in me alcun pensiero positivo. Al contrario, mi viene spontaneo chiedermi “perché quest’uomo si rende conto della bellezza del cielo solamente in questo tetro e triste luogo?”.
Ho come l’impressione che l’autore non abbia mai notato la bellezza e l’immensità del cielo, e ora, non avendo nient’altro da guardare, “scruta il cielo tra le sbarre”, pensando che non ci sia “luogo migliore per amarlo”.
“Le sbarre” e “il misero calorifero spento” mi fanno pensare ad un luogo isolato dal mondo, oscuro e pauroso, dove l’uomo riesce a trovare conforto solamente nel cielo.
Inoltre, il mio sguardo è stato catturato dalla data: 24/12.
Questo corrisponde alla vigilia del grande giorno di festa che è il Natale.
Come mai quest’uomo, in un momento in cui dovrebbe trovare un lato positivo della vita, è così triste?
In un certo modo, è come se io volessi tentare di aiutare quest’uomo. Forse portandolo in un grande prato, coperto di fiori, in una giornata di sole, riuscirei a fargli capire che non è dietro le sbarre che avrebbe dovuto guardare il cielo, ma probabilmente avrebbe dovuto alzare gli occhi molto prima.
In poche parole, questa poesia mi ha trasmesso molta tristezza, ma forse anche un minimo di serenità, ovvero pensando che io, il cielo e le stelle, li posso guardare da dove mi pare, e non dietro delle sbarre.
Chiara Simonelli 5°D | Non vi è luogo migliore per amarlo |
“Non vi è luogo migliore per amarlo”
Perché?
Che sia forse una malattia contagiosa?
Perché ci accorgiamo di amare solo quando una persona ci manca?
Perché ci accorgiamo degli sbagli fatti solo una volta che ne paghiamo le conseguenze?
Perché valorizziamo ciò che non è più nostro?
E perché, uomo, solo ora che non puoi più respirare la brezza del mattino ed assaporare le gioie del creato, ami?
Già… perché?
Uomo, perché non l’hai amato e valorizzato ogni volta che hai goduto dei suoi frutti o ogni volta che al mattino ti sei svegliato?
Perché non hai gioito del suo affetto e delle fortune che ti ha riservato?
Eppure solo la paura, la solitudine, il rimpianto ti portano a guardare il cielo e pregare cercando quella stella cometa che può indicarti la strada.
Amore incredibilmente nato dal nulla o opportunistico?
Sentimento puro e sincero o paura di ciò che c’è fuori da quelle sbarre arrugginite?
Credi nel perdono o più semplicemente ci speri?
Lui ti dà un’altra opportunità: te la godrai ora o la rimpiangerai solo dopo?!