Un'unica strada |
Walter Madau | 09-11-2004 |
Due persone si allontanano.
Non sono due persone qualsiasi.
Sono due persone… sangue dello stesso sangue. Che si spaccano, lasciando una sola profonda ferita ed un’unica pozza di sangue. Sono padre e figlio in tenera età! Uno successore dell’altro, quasi un’unica vita, che purtroppo, così facendo, non verrà tenuta in vita.
Uno è troppo voglioso, potente ed esigente. L’altro sente ossificare la sua persona, la nuovissima e assetata identità; non stima né ammira il cognome che porta e che gli ha donato la vita.
Una vita regolata forse in maniera troppo autoritaria e travolgente. Una vita dove non c’è o non viene riconosciuto abbastanza spazio per sentire pulsare le proprie vocazioni, esperienze e creazioni.
Ma quali sono le vocazioni del figlio? Quali i rigidi insegnamenti del padre? Una sola cosa per me è sicura: entrambi hanno; entrambi devono, in diversa misura, dare qualcosa.
Devono rispondersi per far vivere e rinnovare forza, potenza ed esperienza. Per vivere al meglio, alla grande, una vita nella vita.
Devono rispondersi perché il figlio non è ancora forte abbastanza; ha bisogno di crescere e formarsi, per non svanire nel buio delle tenebre, con tutto e tutti. Devono rispondersi per far sì che questa unica vita non si laceri e degeneri in un unico malsano dissanguamento.
Adesso un’altra cosa è per me sicura: devo tornare, Papà!
Devo tornare per crescere ancor più nel guardarti, per guardare l’uomo che sono diventato.
Devo tornare per guarire il tuo, il mio stesso gambo che sanguina da giusto tempo; per prendere e dare colore a questa mia e tua pallida rosa blu che oggi è fiorita senza il tuo aiuto.
So che tu ne hai bisogno quanto me, per non soffrire e morire per sempre senza pace.
Se puoi, vienimi incontro senza paure né rimpianti.
Io sto già correndo, zoppicando.
Quasi felice di risultare ai tuoi occhi perdente.
Felice di non stagnare in questa società ai miei occhi mediocre.
Papà, nessun problema, o meglio, nessuna alternativa.