Chicchi di grandine |
Ivano Longo | 10-05-2004 |
Questo quadro mi fa rabbia. Mi provoca rabbia vedere il figlio prostrato e costretto ad umiliarsi di fronte al padre che lo accoglie. Il suo modo di abbracciarlo mi fa rabbia, come se lui, il padre, avesse vinto una battaglia, e ora si vendicasse del nemico sconfitto, umiliandolo di fronte all’altro figlio e alla servitù; come se volesse imporre il suo dominio su tutti coloro che, bene o male, devono sottostare alle sue regole, regole che a loro tempo avevano causato, secondo me, la fuga del figlio.
Sento quindi la rivalsa del padre sui figli, non soltanto su quello che è tornato, ma anche sull’altro, come se il padre volesse affermare: “vedete, alla fine volenti o nolenti, tutti tornerete da me”.
Ha una rabbia nascosta il padre, per tutto quello che ha vissuto e subito a causa della fuga del figlio: l’umiliazione di fronte ai servitori, il giudizio degli stessi e degli amici, che forse l’hanno considerato un padre fallito; e se anche gli amici non lo avessero giudicato tale, il padre quel giudizio se l’è sentito addosso, pesante come un macigno, devastante come grandi chicchi di grandine, chicchi che rivedeva negli sguardi dei servitori stessi, o di chiunque fosse arrivato lì per salutarlo.
I soggetti di contorno al padre e al figlio, sento che non vivono sentimenti positivi, neanche la gioia per il fratello ritrovato; li vedo timorosi, come se non volessero o non potessero gioire. In fondo, forse la loro mancanza di partecipazione dipende dal fatto che loro intuiscono com’è veramente quel padre; forse un padre severo, autoritario, tirchio, arrabbiato per il fatto che un giorno dovrà lasciare tutto quello che lui ha costruito con fatica ai suoi figli, i quali invece si ritroveranno una ricchezza senza aver fatto nessuno sforzo se non quello di essere nati.
Ma a questo punto dove è finita la rabbia del padre?
Io la vedo raffigurata nel personaggio alla destra del quadro, quello con la tunica rossa, che sembra intento a trattenere la sua rabbia, come se, esprimendola apertamente, dichiarasse la propria debolezza e la propria dipendenza dal padre.
Aparo
La mia opinione è che lo scritto vale in quanto propone una prospettiva abbastanza diversa dalle altre. Quello che lo scritto dice, se non stesse accanto ad altre idee, suonerebbe troppo arbitrario e parziale, ma nel sito accanto agli altri scritti, avrà la sua bella funzione di stimolo.
Rimane importante rendersi conto che questa lettura del quadro è veramente molto soggettiva. Questo non significa che sia sbagliata, ma che è tale da non poter vivere da sola. Se vivesse da sola, diventerebbe molto falsa.
Tutto quello che si crede possa vivere da solo è molto falso.