Il piacere del ritorno |
Georgiev Dimitar | 06-11-2004 |
Il senso della responsabilità: sono parole che fino a poco tempo fa vedevo da un altro punto di vista; pensavo di essere una persona responsabile nel mondo che mi ero creato, mondo di valori distorti e di illusioni.
Sarebbe retorico dire che ho sbagliato; ammettere le mie colpe è facile, anche perché è evidente, ma quello che mi turba è il pensiero di non riuscire a capire dove e perché ho sbagliato; perché mi sono creato questo mio mondo che si è rivelato un totale fallimento.
Col passare del tempo ho capito una cosa, che ero egoista e avevo esagerata stima di me stesso, non accettando nessun consiglio, nemmeno da persone che mi volevano bene. In poche parole ero diventato menefreghista, una parola molto crudele e reale che mi ha portato qui dove sono.
Da due anni cerco di darmi delle risposte e, per prima cosa, ho cominciato a combattere il menefreghismo che mi avvolgeva e che a mio parere è alla base di buona parte del mio fallimento.
Insomma ho cominciato a lavorare sulla mia persona e sulle mie illusioni. Prima con le piccole cose verso i miei compagni di sventura, poi piano piano anche verso le istituzioni, con un corso di informatica, un lavoro.
Ho cominciato a provare il piacere nella responsabilità di essere utile e di contribuire alla vita quotidiana. Il senso che da troppo tempo non provavo. Ho paura del menefreghismo, per me è un cancro da qualsiasi parte provenga.
Scrivo questo in risposta al quadro di Rembrandt “il Figliol Prodigo” e vedo me stesso nel ruolo di figlio, che torna dal padre, non con il peso della responsabilità, ma con piacere.
Per me solo così ci può essere un ritorno; diversamente c’è pericolo di rifugiarmi in quel mio mondo di illusioni. Ma nello stesso tempo, ho bisogno di vedere in mio padre una persona responsabile e non menefreghista, che tende una mano al figlio ed è lì, che dà possibilità al figlio di tornare con vera gioia.