Seduto qui in cella

Walter Madau

02-02-2005  

Sono seduto qui in cella,
dopo aver ascoltato e saltato e ballato
questa musica insieme a voi.

Una volta ho anche aperto le danze per primo.

Adesso ritorno al mio tempo passato…
mi sento sconfitto, morto.

Ripenso e mi sento tremare le mani, le braccia, il ventre;
ho il diavolo in corpo.

Questo tremolio e sordo dolore so cosa vogliono dire.
Conosco questa rabbia, questo odioso dispiacere…
e so quanto sia inutile sedersi altrove,
facendo finta di niente o, peggio ancora,
lottando contro le mie ombre potenti!

Adesso, fredda solitudine,
mi dovrai fare compagnia come non mai.

Danzeremo insieme, io e te, la mia unica musica.
Il tremore cresce, la mano si fa sempre più dura

E un piacente dolore annoda ancor più in profondità le viscere.

Mi viene da vomitare. Ma vomito ascoltando e scrivendo il mio urlo voglioso. Un grido, che sgretola questa odiosa volontà di uguaglianza in ogni senso.

Un grido, verso tanta presunzione nel voler essere uguale ad un altro.

Si! Non siamo tutti uguali e per questo ognuno deve prendere la sua strada.

 

 

 

 

Un continuo mangiare e affamarsi,
arrivare e superarsi,
appagarsi e sentirsi inappagati.

Sempre così… con scelte perenni sull’orlo del precipizio.
Un precipizio immenso, infinito, solo,
che fa paura e a volte ringhia.

Io ho paura ma non mi manca il coraggio.
Voglio buttarmi… e il posto migliore, adesso,
per buttare il mio sangue senza risparmio
é in questo scritto…

per capire questo rancore che tanto mi confonde e persuade.