Fuori tempo

Luciana Invernizzi

08-03-1986  

Avevo la necessità di fumare, una necessità impellente. Mi sono rivestita e sono uscita di corsa. Sono entrata in quel bar, triste, nuovo, ripulito, anonimo. Ad un tavolino vi era una vecchia donna. Vecchia? Senza età, sola, anzi, non sola, ma con una solitudine tanto grande da toglierle l'età, la vita.

Una cuffia di lana, dei calzerotti alla caviglia, delle pantofole di feltro. Un bicchiere davanti a lei e la sigaretta tra le dita annerite. Stranamente simile e terribilmente dissimile dal quadro di Degas "l'assenzio", che tanto mi aveva colpito in tenera età e che oggi riesco tanto ad approfondire nel ricordo. La mancanza di età di questa donna dipendeva solo dalla sua mancanza di vita. O di voler vivere. Il suo ricordo era in un bicchiere. Un ricordo che solo il vino rendeva bello e sopportabile.

In un simile bar era ancora più stonata. Attorno le si sarebbero adattate pareti scure, fumose, con vecchie croste di quadri, fotografie sfuocate. La sua vita poteva forse essere riassunta: "nulla". Non ho più nulla, non mi aspetto più nulla, non spero più nulla, non ho più nulla da perdere. Anch'io non avevo più nulla da perdere. Mi sono seduta sola e ho aspettato. Che facesse qualche cosa. Che se ne andasse.

Il tempo era fuori tempo per lei e per me. A un certo punto si è alzata e se ne è andata, trascinando con sé la sua vita, vissuta, ma non più da viversi.

 

L'assenzio, Edgar Degas