Una partecipazione positiva

Nello Frasca

09-07-2005  

Questo scritto vuole essere un po’ un commiato e un po’ una testimonianza di permanenza nel Gruppo trasgressione.

Da circa due anni e mezzo frequento il gruppo e ho vissuto un’esperienza che è stata ed è importante grazie al confronto con le varie anime del gruppo (noi detenuti ed ex., gli studenti, i professori e, negli ultimi mesi, le persone del “mondo esterno”, gli studenti di Giurisprudenza che hanno partecipato ai nostri incontri), che consente a tutti noi innanzitutto una crescita culturale e una maggiore e migliore coscienza di sé e delle proprie responsabilità, tanto verso se stessi che verso gli altri.

In questi anni ho partecipato alle alterne vicende del gruppo, che lo hanno visto, in certi periodi, molto frequentato e attivo e in altri quasi sull’orlo dello scioglimento; il gruppo però è riuscito a venir fuori anche dalle crisi e questo anche in funzione del fatto che quanti di noi partecipavano da tempo agli incontri mai si sono sentiti, come pure qualcuno ebbe a dire, “delle scimmiette da circo”. D’altro canto, da parte nostra, con la naturale eccezione di qualcuno, si è sempre guardato al gruppo come luogo di crescita e mai lo si è visto strumentalmente come “opportunità da sfruttare”.

Personalmente, ritengo che la vita del gruppo, con i suoi alti e bassi, con i suoi periodi più esaltanti e propulsivi e quelli di crisi (in cinese: pericolo e opportunità di cambiamento), sia stata essa stessa da esempio e formativa per ognuno di noi.

Il gruppo della trasgressione è stato per me, ma credo anche per tutti noi, un momento di stimolo e di applicazione della nostra intelligenza alla riflessione su problematiche sia individuali e collettive, ed è stato anche un luogo di confronto nel quale abbiamo vissuto fratture, poi ricomposte grazie alla capacità di mediazione critica e autocritica.

Per quanto mi riguarda continuerò, anche una volta che sarà finita la mia detenzione, a “frequentare” gli incontri attraverso il sito e, perciò, a seguire e dare il mio contributo alle varie discussioni che in futuro saranno sviluppate.

Mi preme sottolineare che proprio ora, per me, inizia la parte più difficile del cammino, nel senso che tra poco mi troverò ad impattare pienamente con la società con il fardello della mia storia, quella degli ultimi anni della mia vita trascorsi in carcere. Sono ben cosciente della diffidenza e delle resistenze che da molte parti potrei incontrare. Di fronte a ciò, però, è mia precisa intenzione riprendere il cammino della vita a testa alta, impegnandomi onestamente e civilmente nel lavoro e nella società, a cominciare proprio dal rapporto con i miei familiari, per realizzare il mio progetto di vita.

 

P.S. Affettuosamente, un abbraccio a tutti, voglio dire a coloro che per un motivo o per un altro sono ancora lì: “forza e coraggio la libertà non è un sogno; bisogna solamente volerla e desiderarla più di ogn’altra cosa, accettando per prima cosa, le regole della vita civile”.