Il furbetto |
Giuseppe Liuni | 17-10-2009 |
Mi sono avvicinato a questo gruppo quasi in sordina e mi sono rimesso in gioco. Da allora sto riscoprendo delle piccole cose a cui prima non davo importanza, forse non le avevo dimenticate ma solo messe in soffitta.
Prima avevo una risposta a tutto, adesso ho solo tante incertezze e dubbi. Penso al tempo perduto, a quello che sto perdendo e che niente e nessuno potrà mai ridarmi. Pensavo di avere tutto, non ho mai rinunciato a nulla e non mi mancava niente.
Adesso mi manca di potere restare con i miei cari, vedere crescere mio nipote, sentire che per lui sono importante e potergli dare quello che lui desidera. Com’è possibile spiegare a un bambino che non posso stargli vicino a lungo e che non posso accompagnarlo a casa?
Da poco sono in regime di art. 21, che costituisce per me un passo importante. Posso fare il mio tragitto, accompagnarmi ai miei cari in quei pochi metri che mi separano dal mio lavoro e dal rientro in carcere.
Quasi tutti i giorni incontro mia moglie e il mio nipotino, sin dal primo giorno lui mi vede libero. Quando sto per varcare la soglia del carcere lui mi mette il muso e non accetta di salutarmi. Io ne soffro molto e la cosa mi fa riflettere.
Un paio di giorni fa il furbetto si è addormentato in braccio a mia moglie. L’ho preso in braccio io, lui continuava a dormire… in realtà faceva finta e quando arrivai dinnanzi al portone e lo ridiedi in braccio a mia moglie lui non disse niente, ma quando entrai lo sentii piangere… voleva suo nonno.