Quel paese |
Ivan Misirocchi | 11-01-2004 |
Ho trascorso la mia infanzia in Liguria; ricordo ancora il sapore del mare, l’odore degli ulivi e i primi anni di scuola.
Ricordo che per raggiungerla dovevo percorrere una strada che, verso metà, era costeggiata da un muro alto e scrostato in vari punti, sopra il quale c’erano le scritte più disparate:
“SILVIA TI AMO”, “POLICE THE BEST”, “CARABBBINIERI (con tre B) DI MERDA”, “LINO VAFFANCULO”. Quest’ultima aveva suscitato in me una forte curiosità, tipicamente infantile. Volevo capire cosa volesse dire quella parola, ma soprattutto, volevo capire se potessi usare anch’io quella parola ed in quali circostanze.
Da allora, la parola “Vaffanculo” l'ho sentita ed usata spesso, soprattutto per sfogare la mia rabbia. A pochi giorni dalla fine di questa travagliata e frustrante esperienza sento il bisogno di liberare dalla pancia quella parola, consapevole, a differenza d’allora, del suo significato.
Vaffanculo a chi ha ostacolato il mio cammino
A chi pensava che inciampando non mi sarei rialzato
A chi ha fatto, e continua a fare, del pregiudizio un valore
A chi s’è voltato dall’altra parte quando ho chiesto aiuto
A chi ha seminato nel mio campo odio e disprezzo rimanendo deluso nel raccogliere pazienza e indifferenza
A chi mi ha promesso sogni facendomi vivere solo incubi
A chi vigliaccamente ha voluto provocarmi
A chi non ha avuto il coraggio di guardarmi negli occhi mentre mentiva
A chi pensa che io sia strano o affetto da chissà quale disturbo, conoscendo a malapena il mio nome
A chi giudica, odia, disprezza, manca d’umiltà, inganna,
a queste persone va il mio saluto ed il mio ….. Vaffanculo !!!