Qualche giorno fa, ho sentito alla radio una storia che mi è piaciuta molto.
Ve la voglio raccontare. È quella di
Lampo, cane ferroviere |
Maurizio Albergoni | 19-12-2003 |
Nel 1953, da un treno merci, nella stazione di Campiglia Marittima vicino a Piombino, salta giù Lampo. È un cane e, va beh, solo come un cane, beve alla fontanella per poi presentarsi nell’ufficio di un ferroviere. Per un po’, accucciato sulla banchina, passa il tempo a studiare il passaggio dei treni, o a dormicchiare sotto il calorifero.
Un giorno, il ferroviere decide di portarlo a casa sua, a Piombino, giusto per presentargli sua moglie e la sua bambina. Si piacciono, ma, durante la serata, come un ospite che non vuol dare troppo fastidio, il cane sparisce.
Il mattino dopo il ferroviere lo ritrova a Campiglia.
Lampo si era preso il suo treno ed era tornato alla base.
Familiarità sì, ma anche indipendenza!
Da quel giorno, tuttavia, qualcosa cambiò: Lampo imparò ad andare a Piombino, all’uscita di scuola della bambina, per riaccompagnarla a casa. Fu così per anni, tutti i giorni, con qualche vacanzina che Lampo si concedeva ogni tanto salendo su un treno o sull’altro, tornando poi regolarmente.
Tuttavia, qualche zelante dirigente ferroviario reputò che un cane non poteva abitare in uno stanzino delle dignitarie Ferrovie dello Stato e fece di tutto per allontanarlo, deportandolo perfino al sud, a 1000 Km dalla sua stazione, alla quale, ovviamente, stanco e lacero, riuscì a tornare, compiendo un altro miracolo di fatica ed intelligenza e guadagnandosi finalmente maggior rispetto.
Ahimè, durò ben poco…. Il 22 luglio 1961 Lampo fu trovato morto sui binari, travolto, tradito da quella strana forma di doppiezza morale che è un treno in ritardo. Ancora oggi, nella stazione di Campiglia sta un monumento a Lampo, cane ferroviere, rappresentato con un cappello da capostazione in testa, la paletta a lato e la zampetta sinistra alzata, con il pugno chiuso.