| Cucciola |
Umberto Picone | 04-07-2003 |
Nella vita succedono molte cose strane, alcune piacevoli, altre non molto. La mia vita è un susseguirsi di queste situazioni ed emozioni.
E' iniziato tutto un giorno quando per puntiglio ho voluto andare contro quello che mi veniva imposto dai miei genitori e una di queste cose era proprio il non fare uso di sostanze stupefacenti; il tutto è iniziato all'età di 19 anni.
Da quel momento tutta la mia vita è cambiata, un po’ per necessità, un po’ perché sono diventato padre e in quel periodo della mia vita mi sono trovato a dover affrontare problemi più grandi di me.
La mia cucciola abbiamo deciso di chiamarla Maria, come la madonna, come mia mamma, come l’erba. Ho provato a fare il padre, non facevo mai mancare niente alla mia famiglia, ma col passar degli anni mi accorsi che lavoravo come uno schiavo solo per arrivare alla fine del mese e così presi la stupida decisione di entrare nel giro della droga.
Nel mio quartiere al contrario di quello del dottor Aparo è più facile trovare un fucile a pompa che un lavoro e così cominciarono tutti i miei problemi.
Pensavo che la droga mi aiutasse a risolvere i miei problemi, non parlo solo di quelli economici ma anche di tutto il resto. Quando la usavo pensavo che mi calzava a pennello, mi faceva sentire più coraggioso degli altri ed anche più forte, ma col passar del tempo mi sono accorto che non era così, che bisognava risolvere i problemi.
Ricordo che in quei momenti mi sentivo spiritualmente simile ad un felino che corre nella savana libero e potente, oggi invece mi rendo conto che non stavo trovando la mia libertà, ma stavo pian piano costruendo le sbarre della mia gabbia. Oggi mi trovo in carcere, mia figlia non la vedo da due anni, continuo ancora adesso a scriverle ma senza risposte.
Quando penso a lei mi sento una merda; avrei potuto fare molto di più di ciò che ho fatto ma quando mi resi conto che stavo andando a fondo era troppo tardi, ormai ero infognato nella droga.
Oggi sarei pronto a prendermi tutte quelle responsabilità che non sono stato in grado di prendermi allora e, anche se so che è tardi, una volta uscito da qui, andrò a trovarla e cercherò di essere il padre che lei avrebbe voluto io fossi. Il mio sogno è quello di poter accompagnare mia figlia all’altare; non so se questo sogno si realizzerà, ma ci spero molto.
Ci tengo a farvi sapere che io non avevo nessuna intenzione di fare questo scritto, ma il mio fratellino Zizzo mi ha convinto che facendolo mi sarei sentito meglio.