Circa dieci anni fa, dopo un lungo periodo di lavoro e impegni, mi sono trovato vuoto, con bisogni inappagati e senza un progetto. La mia famiglia aveva già consumato le sue energie. Aldilà degli sforzi e della volontà di tutti noi, le condizioni e gli eventi non ci permettevano di andare oltre che assicurarci soltanto qualcosa per vivere. La vita mi sembrava troppo difficile e il mondo ingiusto, la stanchezza non lasciava spazi per i sogni e la sofferenza dominava sulla felicità.

Ciò scatenò in me una crisi: sentivo una profonda delusione e la sensazione di essere sfruttato e discriminato. Non trovavo più motivo di lavorare e mettermi d’impegno; davanti vedevo solo un muro. Essendo il più giovane della famiglia, ho pensato di risolvere tutti i problemi in fretta e di tirar fuori dalla situazione preoccupante tutta la famiglia. Quindi ho rinunciato, anzi, ho venduto la libertà per entrare nel vortice della vanità. La libertà si perdeva per lasciare posto a ostacoli sempre più grandi e al caso. In questo modo, si è aperta una frattura profonda tra me e la libertà.

Tempo dopo, durante un viaggio nel mio paese (l’Albania), mentre sedevo da solo, pensavo come trovare una strada per riconquistare la libertà. Pensavo che ognuno di noi ha il dovere e il diritto di lavorare all’infinito al proprio cambiamento e perfezionamento. Fui all’improvviso invaso da una pace interiore. Cioè mi sono sentito libero, proprio nel momento in cui stavo acquisendo il senso della responsabilità.

Il passato è passato, ma è anche esperienza che mi insegna a prendere bene le misure per il futuro, mi sono spogliato della libertà e ho avuto svantaggio. Adesso voglio usare meglio me stesso per non perderla più.

So che in passato sono andato oltre i confini delle mie competenze e non è giusto che la mia famiglia e mia moglie debbano sopportare le conseguenze della mia precedente pazzia. Per questo non mi sento affatto felice, ma mi sento libero di scegliere i progetti per riguadagnare la mia libertà.