Il mio nome, il mio progetto

Salvatore Falbo

27-10-2009  

Questa testimonianza del mio passato la racconto per farmi aiutare nel mio progetto futuro. Nel lontano gennaio 1971 siamo arrivati a Milano, io con la mia famiglia. Ero un bambino, c’era la neve ed io non sapevo nemmeno cos’era, non l’avevo mai vista nemmeno in televisione perché non l’avevamo.

Milano era troppo grande, mi sembrava l’America, c’era tutto. Ho iniziato a 8 anni a rubare. Era tutto libero e facile. Avevo il cortile dove abitavo pieno di biciclette, ovviamente tutte rubate. Potevo fare il ciclista in quegli anni. Le persone si facevano tutti i fatti loro, erano omertosi e io ci sguazzavo dentro.

Una volta, in una delle mie prime rapine (avevo 11-12 anni), rapinammo un tassista e gli portammo via anche la macchina, una 124 con la frizione bruciata. Il povero malcapitato, prima di abbandonarlo a piedi, ci disse che la macchina era tutto quello che aveva, ma noi litigavamo per chi doveva guidare. Nessuno dei tre arrivava ai pedali allora. Ma la portammo via ugualmente, uno ai pedali, uno al volante e un altro alle marce. Ci sembrava un gioco, anzi per me era proprio un gioco, anche se adesso che ci penso, un gioco molto pericoloso. Non conoscevo la paura!

Poi a 14 anni ho conosciuto la cocaina e le donne; sì, contemporaneamente, perché fu con una donna molto più grande di me, aveva 28 anni, ed è stata la mia prima esperienza sessuale che mi ha fatto anche pippare.

Nelle mie tante imprese sono stato fortunato, se così si vuol dire, che fino all’età di 36 anni, cioè fino al 2000, non sono stato mai preso, ma adesso, dopo aver trascorso 10 anni in prigione, si è rotto qualcosa, forse quel giochino che io credevo immortale: la mia vita è stata vissuta più da “fatto” che da pulito.

Adesso che ho capito che da pulito riesco ad affrontare meglio le cose, sento che sto rinascendo, e il mio progetto è quello di liberarmi dalla droga. Non importa se sono in galera. Vi sembrerà strano, ma forse la galera mi ha salvato la vita. Chissà che cosa avrei combinato fuori, magari avrei potuto ammazzare qualcuno oppure sarei morto con un infarto in mezzo alla strada, oppure sarei in galera con l’ergastolo. Io ho un fine pena attuale che è il 2015 e sto lavorando sulla mia persona per quando uscirò dal carcere.

Mi spiace molto per aver fatto soffrire la mia famiglia, soprattutto la mia cara madre, e tutte le persone che ho terrorizzato, anche se fortunatamente non si è mai fatto male nessuno. Adesso qui ho scoperto che quando dipingo e scrivo poesie sto bene. Insomma, il creare qualcosa e costruire, l'ho sostituito all’adrenalina che provavo quando facevo le rapine. Io mi voglio bene e credo di aver capito finalmente cosa voglio.