Il male ha un senso? |
Alessandra Cesario | 06-04-2007 |
Avevo 4 anni, quando ho capito che il male fa parte della vita delle persone. Il male t’investe all’improvviso, come un fulmine a ciel sereno. Non fai in tempo ad accorgerti che ti sta colpendo che sei già spacciato, non ti dà neanche il tempo di renderti conto di cosa stia accadendo intorno a te. Avevo quasi 18 anni, quando ho capito che il male non sempre ha un senso, una ragione, una spiegazione logica. Mio padre era finito in carcere e io non ne capivo il perché. Non riuscire a trovare una spiegazione per ciò che era successo mi aveva destabilizzato e mi stava facendo perdere l’entusiasmo per tutto ciò che era vita. Avevo 22 anni, quando ho ricominciato a chiedermi perché il male t’investe, quando meno te l’aspetti, senza preavviso. Però mi accorgevo che quella rabbia che avevo dentro era diversa da quella che avevo provato nel periodo in cui mio padre era in carcere perché era una rabbia che mi stava dando la forza di lottare e di portare avanti i miei obiettivi per il futuro. Ultimamente mi capita spesso di pormi questa domanda: Il male ha un senso? Fino a che punto ti può colpire senza tramortirti? Oggi ho quasi 26 anni e se mi fermo a fare un piccolo bilancio della mia vita, mi viene da sostenere che, per quanto ne so io, il male -fuori e dentro di te- non sempre ti uccide, però una cosa è certa: ti mette alla prova. Come fai a sopravvivere? Secondo la mia esperienza, prima di tutto, puoi sopravvivere al male se non sei solo. Poi è più probabile che tu riesca a sopravvivere se ritrovi insieme con chi ti sta vicino il lusso del divertimento, del gioco, della vita vissuta da protagonisti e non più da semplici spettatori. Non ho ancora delle risposte, né degli indizi chiari che mi permettano di capire il senso del male come vorrei, ma la ricerca è in pieno svolgimento.
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