Libertà e lavoro


Livia Nascimben

  23-05-2003

In questi giorni mi sono chiesta molte volte cosa rappresenti nella mia quotidianità il concetto di libertà.

Associo l’idea di libertà alla sensazione di leggerezza, di gioia, di soddisfazione che provo dopo aver lavorato per un obiettivo, per dare forma a un progetto, per superare una difficoltà o un mio limite personale.

Pensare alla libertà mi fa venire in mente quelle situazioni in cui mi sono trovata davanti ad un muro, esterno o interno, costituito da difficoltà oggettive o da mie paure, che mi impedivano di muovermi per raggiungere un traguardo o esprimermi in sintonia con me stessa, e di fronte ad esse non mi sono fermata ma ho cercato di far diventare quel muro, attraverso un lavoro sui suoi mattoni, un trampolino per andare oltre accettando l’aiuto degli altri e fidandomi di loro.

Spesso lascio che i muri mi opprimano e imprigionino le parti di me stessa che hanno voglia di essere viste lasciando fuori dalle mura anche chi mi offre la sua spalla come appoggio per camminare; spesso non mi concedo lo spazio per comunicare ed esprimere ciò che sento, impedendo anche agli altri di avvicinarsi a me e in quei momenti la libertà mi sembra un concetto astratto, una condizione irraggiungibile, lontana.

Poi scopro di essere libera quando riesco ad accettare che gli altri suppliscano a ciò che a me manca, quando accetto di non essere perfetta, quando so tollerare che le mie scelte comportano delle rinunce, quando mi concedo nelle relazioni senza aspettare il momento in cui mi sembrerà di essere pronta per dire o fare qualcosa che valga la pena.

Mi sento libera quando condivido con qualcuno la fatica di affrontare i limiti e le difficoltà che ci legano alla meta, quando contribuisco alla realizzazione di un progetto comune o personale che sia, nonostante sappia di dover affrontare altro lavoro per costruire un altro momento di libertà.