Lettera al Presidente |
Antonio Tango |
Carcere di Bollate |
02-05-2012 |
Egregio Sig. Presidente,
mi chiamo Antonio Tango e vorrei parlare del Gruppo della Trasgressione, ma soprattutto del significato che esso ha per me e di quello che ho appreso.
Ho trascorso 40 anni nel mondo della delinquenza. Questo stile di vita per me rappresentava un dogma. Non le nascondo che, dopo tutto quello che ho fatto, avrei meritato di fare molto più dei vent'anni che ho trascorso chiuso in carcere. Avrebbero dovuto buttare via la chiave.
La mia convinzione nel perseverare a condurre una vita da delinquente incominciò a vacillare quando conobbi il dott. Giorgio Bertazzini, allora Garante dei diritti dei detenuti. Ma il solo vacillare non bastò, così continuai.
Nel 2008 conobbi il dott Angelo Aparo e il Gruppo della Trasgressione, pensai subito che fosse la carta giusta per uscire prima di galera, così decisi di raggirarlo, facendogli credere che era riuscito a cambiarmi, esattamente come ho sempre fatto con tutti gli operatori che ho conosciuto in carcere.
Per mia fortuna non è stato così. Altri gruppi hanno come obiettivo semplicemente quello di rieducare, ma c'è poca convinzione sia da parte degli operatori sia dei detenuti, che molte volte frequentano questi gruppi solo per passare il tempo. Purtroppo né l'istituzione, né il detenuto si domandano se hanno realmente raggiunto lo scopo.
Il Gruppo della Trasgressione tratta temi che ti obbligano a riflettere, ti creano tanti dubbi e ti fanno nascere delle domande che non avresti mai voluto affrontare. Le capacità professionali del dott Aparo e la determinazione del gruppo ti obbligano a non scappare, a riconoscere il tuo disagio, il malessere, i rancori e le frustrazioni che nemmeno tu sapevi di avere.
Dopo 4 anni che frequento questo gruppo, non mi sento più così presuntuoso da affermare che sono cambiato, non spetta a me dirlo. Ma oggi, mi sento meno incazzato, riesco a vedere le cose in modo più sereno e limpido, mi sento più vero, anche se so di non avere concluso il mio cammino. So di dover fare ancora molta strada per essere considerato un “cittadino” (una parola che in passato non aveva alcun significato e valore per me), ma per poterlo fare ho bisogno che lei creda nelle potenzialità del Gruppo.
Il solo percorso carcerario non è sufficiente a far evolvere una persona. Non sono le parole che contano, ma quello che c'è scritto nella storia di ognuno di noi. La mia fino ad ora l'ho fatta scrivere agli altri, ma soprattutto a quella parte di me che non voleva affrontare la realtà. Se domani non vorrò continuare a scappare, avrò bisogno di non sentirmi solo e incazzato e di qualcuno che mi aiuti a scrivere la mia storia nella realtà e con la società.
Il Gruppo della trasgressione è una realtà dura che aiuta a far crescere le persone, a far evolvere i loro pensieri e si sta attivando per creare un percorso esterno, ma ha bisogno di aiuto. Non facciamo che questo Gruppo rimanga uno dei tanti fine a se stessi, trasformiamolo in realtà, facciamo in modo che per la prima volta istituzione e detenuti si domandino insieme cosa realmente serve al condannato.
Per questi motivi le chiedo aiuto, ma soprattutto di unirsi al Gruppo della Trasgressione per poter costruire e far evolvere il pensiero. Lavorando insieme, l'utopia può diventare realtà.
Antonio Tango