Lettera al Presidente |
Al waki Khaled |
Carcere di Bollate |
03-05-2012 |
Egregio Signor Presidente, buongiorno.
mi chiamo Khaled e vengo da un paese lontano. E’ la prima volta che scrivo a una persona molto importante perché al mio paese, la Siria, non potrei mai scriverle.
Sono in galera perché ho incontrato persone sbagliate. Quando ho sentito parlare per la prima volta del Gruppo della Trasgressione ho pensato che fosse un motivo come un altro per passare il tempo. La verità era ben diversa, il gruppo è una cosa seria, si può lavorare tutti insieme, perché senza un lavoro con i compagni non si cresce.
Con questo gruppo sono cresciuto e ho cominciato a riflettere sul mio passato e sul mio futuro e spero, un giorno, di uscire da queste mura e trovare la strada giusta. Con il gruppo ho trovato una nuova famiglia perché qui sono solo. Con loro mi sento un uomo vivo, ho imparato cosa significa libertà e cosa vuol dire essere in galera. Per me il problema non è sbagliare ma riuscire a imparare dagli sbagli fatti e a costruire sugli stessi qualcosa di nuovo.
Gli incontri con le scuole mi hanno aiutato a migliorare il rapporto con i miei figli e ad avere un dialogo con loro, perché i ragazzi insegnano a noi adulti tantissime cose che non riusciamo a vedere o che forse abbiamo dimenticato perché pensiamo solo a fare la bella vita, non pensando alla famiglia e ai valori importanti che essa comporta.
Egregio signor Presidente, tutti noi del gruppo abbiamo voglia di crescere e guardiamo al nostro futuro e al futuro dei nostri figli. Ma senza un suo aiuto non possiamo fare niente perché non abbiamo la forza, essendo ai primi passi della nostra nuova vita, che ci auguriamo sia migliore e costruttiva. Il nostro primo desiderio è quello di non ricadere negli stessi sbagli, ma abbiamo bisogno di una speranza che solo lei può darci.
Certo di un suo riscontro le porgo distinti saluti.
Al waki Khaled