Rudy Frini | 26-05-2008 |
No! Sto malissimo. Finalmente è arrivata, una sana depressione, una paura fottuta. Vedo la strada lunga, quasi infinita, piena di spine e di topi, non c'è cazzo che tenga, è la mia strada, quella che dovrò percorrere e non c'è n’è un'altra. Le altre, quelle belle, lisce, senza curve né dossi, tutte belle asfaltate e ben illuminate… dai flash dello stupefacente brillare delle luci, le ho già percorse e finiscono qui, all'inizio di questa strada, che ai tempi era lunga e tortuosa, ma che ora è diventata ancora più faticosa. Ora per forza la dovrò percorrere, superando le ferite delle spine sulla mia pelle sottile e la paura dei topi.
L'unica forza che mi farà camminare e andare avanti è che, laggiù in fondo, molto lontano ma ben visibile, vedo un prato pieno di voi, una città di gente come voi e come voglio essere io. Vedo quella città della legalità, che pur girando per mezzo mondo, non ho mai incontrato.
Dannazione! lo vi ho cercato, forse non molto bene, ma voi dove eravate? Vi ho cercato fin da piccolo, ma voi dove eravate? Mi vien da pensare che vi stavate nascondendo da me, ma sarebbe troppo facile pensarla così. La spada che mi trafigge la pancia e mi fa un male boia, mi sa che me la sono infilata io da solo, forse piano piano e il dolore era quasi un piacere, non era così forte e intenso come ora. Adesso mi fa male, ed è con questo dolore che dovrò affrontare quella strada.
Ma il vero problema è che questa strada spinosa e piena di topi, che mi separa da quel prato dove siete voi, è divisa da un crepaccio, che non posso saltare con un salto. Il crepaccio è troppo largo e l'unica via è quella di percorrere la strada, scendere e risalire anche se sono senza scarpe.
Troppe volte ho tentato il salto ma sono sempre scivolato, o sono riuscito a stare in bilico solo per poco sul quel prato, poi sono sempre ricaduto. Alle volte ho provato a mettere dei ponti per attraversare quel crepaccio, bei ponti con le balaustre d'oro e pieni di stupefacenti colori con tanta gente che ballava e si sballava, ma si rimaneva su quei ponti… a volte il ponte crollava e si tornava indietro… sempre dall'altra parte, sempre più indietro, così lontano che il prato neanche si vede più.
Ok! Ora lo so. Gambe in spalle e camminare, ma camminare sul serio, e camminare per anni, ma dopo tanti salti... camminiamo. Ma per favore, voi non ve ne andate nel frattempo, io non posso correre, non posso accorciare il tempo, non so ancora quanto ce ne vorrà, ma sarà un lungo tempo. lo non mi fermerò, camminerò fino a quel prato dove siete voi e non penserò neanche una sola volta a mettere su un ponte o provare a saltare. Ma una cosa mi permetto di chiedervela, pensatemi mentre io cammino, questo mi farà sentire meno dolore e mi darà più forza nelle gambe.
Ho scritto questo appena tornato dal gruppo. Ma non potevate lasciarmi nella mia merda? Sarebbe stato molto più semplice e meno doloroso. E però… grazie, Gruppo della Trasgressione. Se vi può far star meglio, ho già trovato un paio di scarponcini ben robusti, da montagna, me li ha regalati Beppe dopo che gli ho letto lo scritto.