Pro-vocazioni |
Vito Cattaneo | 22-10-2007 |
Con l’impeto
di un fiume in piena
le mie lacrime
vorrei versare
di fronte a tutti
la mia fiera debolezza
liberare
Mi guardo allo specchio e non vedo i lineamenti del mio volto, il colore dei miei occhi, il profilo del mio naso…. voglio conoscermi, magari se giro lo specchio riesco a vedermi, ma non ne ho il coraggio, ho paura. Lascio che siano gli altri a descrivermi. Quanti anni ad ascoltare, ad assecondare le diverse descrizioni, a ignorare lo specchio che c’era dentro di me e che mi avrebbe rivelato il mio vero volto!
Quanti fattori esterni ci inducono ad assumere atteggiamenti diversi da quelli cui saremmo predisposti! Per ogni persona con la quale ci troviamo, per ogni categoria di uomini che abbiamo di fronte, il camaleonte cambia colore. Ognuna di loro, dalla massima autorità al clochard, ricopre un ruolo, ha un peso diverso nella nostra vita, e come tale gli rivolgiamo il nostro saluto, la nostra indifferenza o il nostro disprezzo. Con il più debole mostriamo la nostra forza, davanti ad un ufficiale siamo le vittime, di fronte ad un giudice ci inchiniamo. Quante maschere indossiamo per apparire, per mostrare agli altri la nostra personalità, che non sarà mai uguale per tutti.
È difficile raggiungere la capacità di ascoltare ciò che desideriamo. Spesso accade che il nostro obiettivo diventa soprattutto difenderci dagli attacchi esterni, come se avessimo già conquistato la capacità di convivere con noi stessi. Forse il nemico ci serve proprio per illuderci di averla raggiunta. Chissà quale smarrimento e, forse, quale divertimento vivremmo noi e i nostri nemici il giorno in cui l’invocazione dovesse raggiungerci, oltre le rispettive divise, oltre la maschera della provocazione!