Alessandra Cesario | 15-10-2007 |
Chiudo gli occhi. Li riapro. Non so quanto tempo è trascorso.
Una sensazione nuova. Scorgo cose nuove intorno a me.
Finalmente mi alzo. Attraverso il corridoio e vedo una giovane donna che mi osserva.
La osservo anch’io. Di primo acchito, mi sembra una come tante, una qualunque. Mora, capelli lunghi, occhi scuri, bassa statura. Sembra avere un’aria serena, rassicurante.
Poi la osservo meglio. Mi devo ricredere. Non è una qualunque. Ha una luce negli occhi che non avevo notato prima. E’ una luce che colpisce, abbaglia. Una luce che sembra dire che è le è capitato qualcosa di speciale.
La saluto, lei ricambia e mi sorride.
Anche il suo sorriso non è come l’immaginavo. E’ aperto, sincero. Uno di quei sorrisi che fai quando hai fiducia del mondo. Mi parla di sé, mi racconta la sua vita. Le sue gioie, i suoi drammi, le sue conquiste, le sue nuove scoperte.
La trovo proprio simpatica. M’ispira fiducia. Poi mi chiede di me. Le racconto un po’ la mia vita, le mie gioie, i miei dolori, le mie sconfitte, le mie paure, i miei progetti e le mie rivincite.
Alla fine ci troviamo a ridere di noi stesse. “Non siamo poi così diverse”, penso. Forse lo pensa anche lei.
Mi saluta: “Alla prossima, si è fatto tardi”, mi dice.
La saluto anch’io. Sono contenta che non mi abbia detto “Addio”, mi sarebbe dispiaciuto pensare che non la rivedrò più.
Mi sveglio di soprassalto. Nell’aria c’è un’atmosfera strana, mi sento felice come se fosse il giorno del mio compleanno, anche se non lo è. Poi realizzo, quella giovane donna sono io.
Però, niente male!