Giorgio Carletti | 05-07-2008 |
Sono molto contento di come si è svolto l'incontro al gruppo lo scorso lunedì, quando per la prima volta, dopo circa quattro mesi dal mio ingresso, ho letto il mio primo scritto. Quest'oggi, martedì primo luglio, sento di voler esprimere qualcosa a questo "nuovo" gruppo che sto scoprendo. Spero che non si blocchi qui e che giornate meravigliose come quella di lunedì possano continuare a far parlare noi tutti. Per sentirci meglio e per imparare sempre qualcosa di nuovo.
Questa mattina mi sono alzato presto e, dopo una bella gita con il pulllman, sono arrivato in tribunale. Appena entrato in quell'aula del quarto piano, indovinate un po' chi mi sono trovato davanti? I miei suoceri. Era da un anno che non li vedevo. Erano elegantissimi, ed io li ho notati subito rimanendo sorpreso, perchè mi aspettavo chiunque ma non loro. Sono stato molto contento, ma, cavolo, proprio lì dovevo rincontrarli?
Mi hanno chiuso in una gabbia, ammanettato, con altri quattro extra-comunitari. Penso di non aver fatto una buona impressione ai miei suoceri, i quali sono persone per bene e molto intelligenti. Sono riuscito a chiedergli perfino "Come va?", e comunque mi hanno sorriso, ma io guardandoli negli occhi mi sono accorto che provavano molta tristezza.
Dopo un po' è arrivata mia moglie e da lontano le ho chiesto: "I bimbi?". Ma lei mi ha capito solo dopo a causa della confusione che c'era in quell'aula. Mi ha risposto che erano con mia sorella Rita. E' da un anno che non vedo il mio orsetto Cristian e la mia reginetta Noemi. E' stata una nostra decisione che i bambini non dovessero mai entrare in un carcere. Comunque, non mancano certo i disegnini di suo papà Giorgio e le letterine in cui gli dico che sto lavorando in Svizzera, e che, non appena avrò finito, ritornerò a casa così che finalmente potremo divertirci insieme.
A proposito, questa mattina ho incontrato, nelle celle dei sotterranei del tribunale (luogo dove ci mettono in attesa dei processi), il mio socio d'infanzia al quale facevo riferimento nel mio primo scritto. Lui era lì per chiedere gli arresti domiciliari per incompatibilità col carcere. In questo momento si trova rinchiuso nelle celle dell'ospedale San Paolo. Ma questo non ha comunque impedito al pubblico ministero di non accettare la sua richiesta.
Sapete, sono riuscito a farlo ridere perchè gli ho raccontato che sto frequentando il gruppo della trasgressione e che nel mio primo scritto ho raccontato un po' di noi due, di quando eravamo piccoli teppistelli. E quando ridendo mi ha chiesto se avessi rivelato il suo nome al gruppo, anch'io sono scoppiato a ridere. Sapete, è rimasto proprio lo stesso di quando eravamo ragazzini. Sono stato contento di rivederlo e sono certo che lo sia stato anche lui.
Riguardo all'incontro di lunedì scorso, ho qualcosa da dover dire a Chiara. So di aver esagerato, facendomi trasportare dall'entusiasmo. Sicuramente hai capito che io non sono cambiato, ma posso anche dirti, rassicurandomi, che io non sono ciò che hai pensato quando hai visto la mia contentezza mentre leggevo il mio scritto. Spero che tu possa credere alla verità di quello che io sono veramente ora, cioè il padre di due bambini. Comunque, io stesso posso dire che non sono più quel ragazzo che tante cose non avrebbe dovuto fare. Però, come noi tutti sappiamo, ormai non si può più tornare indietro. Ora so come comportarmi nei miei riguardi e nei riguardi dei miei figli.
Poi, per quanto riguarda la battuta che ho fatto sullo scherzo brutale della bicicletta (ora qui, scherzando, ci divertiamo con i piedi a scaraventare giù le persone dalle scale), certamente era chiaro che io stessi scherzando, anche se Chiara molto seriamente mi ha ricordato che ora ho due figli (la stessa cosa che ogni tanto mi dice anche mia madre). Io ho valutato bene quello che mi Chiara mi ha detto. Quindi la voglio ringraziare di avermi fatto ricordare che esistono ancora ragazze sensibili come lei.
Chiudo questo mio scritto dicendo al gruppo che io sono qui per imparare da voi tutti e spero che il mio cervello ottuso si apra e che io apprenda prima o poi la strada giusta per me e per la mia famiglia. Dunque, mi impegnerò al massimo accettando anche eventuali rimproveri, perchè anche con questi si può imparare.