Cielo grigio gravido

 

Chiara Daina

27-07-2008
 

Ecco lo scritto di Ivano.

Il solito treno delle 18.45 l'ho perso. Così ho deciso di prendere quello per Parma delle 19.15. Mi ero ripromessa di terminare l'ultimo capitolo di un libro. Ma non l'ho fatto. Ho lasciato che il mio sguardo si riposasse sul paesaggio fuori dal finestrino.

Una pianura rigogliosa come mai mi ero accorta. Immense distese di campi gialli e verdi. Qua e là qualche macchia verde scuro di alberi maestosi e dal tronco robusto. Ma anche insiemi verde chiaro di esili pioppi appena impiantati. E ancora, girasoli a testa in giù, balloni di fieno appena raccolto e quasi pronto per essere ritirato, granoturco di verde intenso. Ogni tanto qualche antica cascina per monitorare lo sviluppo delle coltivazioni.

E poi, zone in cui, per la troppa pioggia scesa durante la giornata, l'acqua stagnava ancora e aspettava di essere assorbita a fatica dal terreno, e zone solo un po' umide. Il cielo non era terso, non era di quel bel blu intenso. Ma grigio e ancora gravido di pioggia. Necessariamente grigio per nutrire tutta quanta la natura affinché possa dare i suoi frutti. Tutto in divenire. Tutto che stava timidamente crescendo sotto quel cielo così grigio e un po' pauroso, aspettando il mese del raccolto.

La mia sensazione è stata quella di non essere ancora uscita dalle mura di San Vittore, di continuare ad ascoltare quei discorsi, di guardare quei volti. Ero ancora lì seduta con il gruppo della trasgressione. Milano-Parma è una tratta che non faccio quasi mai. E' stato bello decidere di comprare il biglietto per questo viaggio.