Il mio volto di creta

Mariella Tirelli

13-07-2004  

Ecco, sono qui, inginocchiato ai tuoi piedi nel rituale del perdono. Vedendomi arrivare mi sei corso incontro, mi hai baciato. Sono qui e tu mi stringi a te, il mio viso si perde nelle pieghe della tua veste, le tue mani mi tengono, il tuo mantello mi nasconde dagli occhi degli altri.

 

 

Ma non mi hai guardato e non sai se sono tornato perchè non avevo più dove fuggire o perché guidato dalla nostalgia di quello che avevo e non ho visto o di quello che non c'era e potrebbe esserci. Non basta che io torni al tuo mondo, potrei scappare di nuovo.

Mi hai lasciato andare senza indicarmi le mie opportunità, con i miei pochi talenti smarriti in un giorno, con i tuoi comandi senza spiegazione, con le tue regole che ti ho visto troppe volte violare. Per le strade del mondo a cercare niente perché incapace di formulare domande. Mi hai lasciato andare, liquidato il mio prezzo.

Ho vomitato la fame, guardato il cielo da una finestra chiusa, sono stato stretto da molte catene, ho pianto il mio sangue. Dov'eri padre?

Sento la tua mano che preme, si riappropria di me, ma sento anche il tocco lieve di una carezza. Hai ordinato di ammazzare il vitello grasso e che si faccia festa. Ma non mi hai guardato padre e questo vitello e questa festa celebrano solo il tuo trionfo, il tuo potere. Mio fratello non capisce che si tratta dell'altra faccia dello stesso potere che ha tenuto qui lui.

Il mio volto abbozzato di creta è ancora umido e può essere compiuto. Aiutami a fare le domande, aiutami a trovare le risposte: Non lasciarmi la morte che occhieggia seduttiva come ultima speranza di una notte di quiete. Ho bisogno di riconoscerti, padre, ho bisogno di farmi riconoscere da te. Quello sarà il momento del ritorno e del perdono Allora mangeremo insieme il vitello grasso e faremo festa, tu per me e io per te, e allora anche mio fratello siederà a mensa.