La città

Dimitar Georgiev

3-12-2005  

Da quando mi ricordo ho sempre vissuto nella mia casa di montagna, dico casa, però era poco più di una baracca. L’avevo sistemata io stesso, con le mie mani ho costruito un camino in pietra per scaldarsi nei lunghi inverni. In montagna sa essere molto freddo, anche 30 gradi sotto lo zero, ma dentro era sempre caldo. Avevo undici galline, tre maiali, una capra, insomma, avevo tutto quello che mi serviva. Le giornate mi passavano guardando gli animali e coltivando il mio orto che mi dava i frutti.

La casa dove vivevo era isolata dal mondo, non c’erano strade vicino, o almeno io non lo sapevo, anche perché non mi sono mai mosso da casa mia. Quelli che mi facevano compagnia erano i miei animali e il mio fedele Jonny. Jonny era un cane molto speciale, sentiva se arrivava la tempesta, si metteva ad abbaiare e questo era il segnale di prepararsi a entrare nella casa. C’erano anche i miei tre amici, Giorgio, Marco e Lorenzo che mi facevano visita ogni tanto.

Sinceramente non mi sono mai chiesto da dove venivano, erano divertenti, parlavamo, giocavamo a carte e non mi annoiavo mai con loro. Quando mi sentivo solo loro in quel momento arrivavano e mi tiravano su il morale. Era proprio questo il motivo per cui ho cominciato a sospettare qualcosa. Così un giorno li stavo aspettando e quando sono arrivati ho visto che il mio cane Jonny non si è scomposto anche se sono passati vicino a lui, come se non li vedesse. Allora li ho chiamati ad entrare e ho chiesto chi erano. Mi risposero “Siamo fantasmi, non ti sei accorto che arriviamo sempre quando hai bisogno e ti senti solo?”. In un primo momento ero stupito, ma non avevo paura, ero talmente abituato alla loro presenza che non mi importava più di tanto che erano dei fantasmi, mi divertivo con loro.

Dalla casa si vedeva una città molto lontana specialmente di notte quando si accendevano le luci. Mi suscitava un certo interesse, volevo sapere chi erano gli abitanti anche perché fin qua su non è arrivato mai nessuno. Così un giorno avevo deciso di scendere a valle per andare in questo mondo che non conoscevo; ero sicuro che mi sarebbe piaciuto.

Giorgio, Marco e Lorenzo si erano precipitati in casa, già sapevano le mie intenzioni. Avevano cominciato a chiedermi perché volevo andare via. Avevo risposto che volevo conoscere le persone che stanno giù in città e che non ho avevo voglia di stare più da solo in questa arida montagna. Loro mi avevano detto “Ma ci siamo noi, ti vogliamo bene, non andare”. Giorgio mi diceva “Tu lo sai che gli uomini sono pieni di pregiudizi e che non ti accetteranno mai, tu sei un diverso da loro, sei solo un montanaro.” Marco mi diceva “Lo sai che uomini sono egoisti e non hanno tempo di pensare a te se non hai niente da dargli.” Lorenzo per ultimo diceva “Perché vuoi andare se hai tutto quello che ti serve nel tuo piccolo mondo dove hai vissuto per troppo tempo?”. Facevano di tutto per farmi cambiare idea.

Li ho guardati, e mi sono detto “come possono sapere loro come sono fatti gli uomini se loro sono solo dei miei fantasmi e non hanno dei sentimenti?”. Avevo pensato a quello che mi avevano detto, ma non avevo trovato ragioni per cambiare idea: “Forse, anche se gli uomini hanno dei pregiudizi, non sono tutti uguali e la mia diversità può essere una ricchezza”. E poi ero sicuro che a qualcuno serviva il mio camino perché anche in città fa freddo e io sono esperto in costruzioni. Così avevo preso un vecchio borsone pieno di attrezzi per la costruzione dei camini, avevo liberato i miei animali e mi sono messo in viaggio. Scendendo mi ero girato verso la casa e ho visto che Giorgio, Marco e Lorenzo non c’erano più.