Dal carcere al teatro

TG3 del

29-01-2005 Intervista a Romeo Martel

Mai lavorato, sempre viaggiato, da scuola scacciato, da casa scappato, tutto sommato: sono fortunato!

Sulle tavole di un palcoscenico due attori ripassano le battute dello spettacolo, attorno a loro si provano le luci, le musiche: il giorno della prima si avvicina. Fin qui niente di particolare, un pomeriggio di prova a teatro come tante, ma la singolarità è che Romeo, uno dei due attori protagonisti, ha un passato molto particolare.

Intervistatore: Romeo, tu da quel portone quando sei uscito?

Romeo: Da quel portone sono uscito nel 2002.

Intervistatore: E quanti anni avevi trascorso dentro San Vittore?

Romeo: Avevo trascorso ben 10 anni, sì, 10 anni belli pieni.

Intervistatore: 10 anni per cosa?

Romeo: Rubavo i soldi.

Sì, Romeo Martel, pugliese, 52 anni, ne ha trascorsi più di 10 dietro le mura di San Vittore. E’ finito dentro perché rapinava banche in Lombardia e in tutto il Nord d’Italia, una vera professione, un modo rapido e poco faticoso di fare soldi.

Intervistatore: E’ più difficile la vita da rapinatore o da persona libera?

Romeo: No, la vita da rapinatore è facile, bisogna andare e prendere e basta, è più difficile adesso.

Poi l’arresto, la condanna, i lunghi anni passati dietro le sbarre… eppure è proprio il carcere che cambierà letteralmente la vita a Romeo.

Romeo: Se ciò è potuto accadere è soltanto attraverso questo passaggio così brutale, così drammatico, così sofferto, perché in carcere non si scherza.

Intervistatore: Se non c’era il carcere, non saresti stato qui oggi?

Romeo: Non sarei qui oggi e non avrei le capacità che ho scoperto di avere, non avrei acquisito uno sviluppo sia mentale sia di impegno come ce le ho oggi.

L’incontro con un’operatrice sociale gli fa scoprire il teatro; non solo, cominciando a recitare, in prigione, trova un’insospettata quanto incredibile somiglianza tra il rapinare banche e il recitare sul palcoscenico.

Romeo: Andare a rapinare banche non era così emozionante come il teatro, come essere sul palcoscenico. Mi emoziono di più sul palcoscenico.

Intervistatore: Il rapinatore è un attore?

Romeo: Sì, il rapinatore è un attore, se non fa male a nessuno e se prende soltanto delle cose materiali è un attore, un bravo attore, che però va contro le regole e le sfida. Il rapinatore replica un copione, è solo perché replica un copione che riesce a non fare male a nessuno.

Due anni fa Romeo, scontata la pena, con l’aiuto di qualche amico e la messa a punto del diploma di massaggiatore Shatzu conseguito in prigione, finalmente con i soldi di questo onesto lavoro, riesce a coronare un primo sogno: avere una piccola casa tutta per sé.

Romeo: La casa è la conquista più grande della mia vita, un luogo sicuro dove mi sento tranquillo, sereno, soprattutto in pace con me stesso; uscire fuori e sapervi tornare, in un luogo dove ci metti tu la chiave e non te la mettono gli altri, non ti chiudono gli altri.

Ma la casa e il lavoro non sono tutto, Romeo vuole seguire quella vocazione che ha sentito prepotente a San Vittore: l’amore per il teatro. L’incontro con un attore regista, Marco di Stefano, rende concreto il suo secondo sogno.

Marco Di Stefano: L’incontro con uno che ha sempre fatto teatro e una persona che ha vissuto intensamente è stato un incontro meraviglioso. Io sono molto orgoglioso di potere lavorare con Romeo.

Il progetto di Bach e Mozart, questo è il titolo dello spettacolo che Romeo e Marco stanno portando in tournee in tutta Italia. A giugno, addirittura, saranno ospiti ad un Festival Internazionale di Teatro a Dublino. Ma ora Romeo, il rapinatore che ama Shakespeare, ha un terzo e ultimo sogno da realizzare.

Intervistatore: So che tu vorresti tornare là dentro non con le manette ai polsi.

Romeo: Nel modo più assoluto, non voglio tornare con le manette ai polsi ma da uomo libero e riuscire a portare la mia esperienza ai ragazzi, ai detenuti che sono all’interno.

“..oggi mi sento perfettamente in forma…”