Elena Mondini | 10-04-2009 - San Vittore | Verbale |
Questo pomeriggio si è parlato del recente incontro con gli studenti di Busto Arsizio. La giornata era incentrata su “Il piacere della responsabilità” e sul rapporto fra genitori e figli. Molti dei ragazzi di Busto si erano soffermati sul rapporto con i loro genitori e Giuseppe Liuni, rivolgendosi alla figlia di Francesco Leotta, aveva fatto un intervento serio e coinvolgente.
Conclusi i riferimenti all’incontro di martedì a Busto, abbiamo continuato a parlare del rapporto tra genitori e figli e, in particolare, della difficoltà di alimentare il legame tra padri e figli quando il padre è in carcere o quando il padre è dedito ai reati.
GIUSEPPE: Il figlio deve dare modo al padre di farsi perdonare. E’ necessario che il padre si riprenda le responsabilità verso la famiglia, ma a volte non si sa come iniziare… è complicato.
IVANO MOCCIA: Il sestante lo trovi, ma lo puoi ancora perdere, puoi avere uno sbandamento e poi hai bisogno di ritrovare una guida che ti aiuti ad orientarti.
APARO:
VINCENZO: A me non è stato dato spazio da mio padre per crescere come soggetto, mi sono state date solo delle regole da rispettare. Penso sia una qualche forma di egoismo da parte del padre il non volere che il figlio cresca.
Viene letto "Realizzazione" di BRUNO DE MATTEIS (Opera).
IVANO MOCCIA: Io avvicino la responsabilità al concetto di serenità, perché in questa condizione sei in grado di porti degli obiettivi. Mi ricordo che era importante per me riuscire ad affrontare le difficoltà insieme ai miei figli. Lo sbandamento invece mi ha portato nella confusione più totale e non ero più guidato dalla serenità.
MASSIMO: Io non ho mantenuto una promessa fatta a mio figlio: gli avevo promesso che non sarei più finito in carcere. Da quando ho rotto quella promessa me ne pento ogni giorno perché ora lui non vuole più vedermi.
APARO: Sì, in quello che lei dice c’è una promessa rotta che era stata fatta esplicitamente, ma in generale una promessa implicita c’è sempre, fin da quando metti al mondo un figlio. Il bambino non nasce con la facoltà di scegliere i genitori, ha quelli che si ritrova e per lui sono loro i suoi pilastri. Il figlio non ha la libertà di pensare a un padre stronzo; se lo fa, la conseguenza è che va in conflitto con il mondo.
Se il padre non è riconosciuto come stimabile, accade automaticamente che è il mondo intero a perdere stimabilità e il figlio si trova a quel punto nella necessità di “riparare il mondo”; oppure, per fare meno fatica, può provare a dare un proprio contributo per finire di sfasciarlo.