Camera con vista |
Enzo e Giulio Martino | 15-08-2004 |
Mi trovo in una camera di pensione, un brutto alberghetto per trovare un poco di riposo. Sono steso sul letto. Guardo il soffitto dove c’è un ventilatore a pale come lampadario. La sua luce viene spezzettata nel momento che le pale girano. Girano come la mia testa, come i rancori che tornano a farsi sentire; quella luce che ora c’è, è solo per un istante, dopo scompare. Tutto mi gira intorno a cadenza precostruita; come il passato che ritorna crudele e oscuro. Gli occhi vagano a cercare dei punti per distrarmi dai pensieri. Mi soffermo sull’orologio attaccato alla parete quasi dietro l’armadio. Noto che la lancetta dei minuti è più piccola. Credo che sia rotta, se così non fosse come potrei regolarmi su l’ora? Chi scandirebbe il mio tempo? Oh che pensiero assurdo mi assale!
C’è anche una finestra che dà sulla strada, dove passa il tram; quando scorre con il suo gran fracasso, sembra che le case crollino al suo passaggio; credo abbia fatto cadere l’orologio, che poi si è rotto. Un quadro ad una parete m’indica che il pittore quel giorno era troppo svogliato per dipingere, o forse sono io che non ho interesse a capire cosa volesse raffigurare il pittore. Il quadro è interamente a matita, c’è un uomo con un bastone, come se volesse reggersi, mentre la sua famiglia lo osserva, forse impaurita. Desidererei conoscere quel pittore e domandargli se il bastone serve all’uomo per sorreggersi o per intimorire la sua famiglia.
La ronda dei prigionieri, Van Gogh |
Penso a mia madre e ai miei fratelli. Mio padre è l'ultimo dei pensieri, con lui ho avuto una forte lite, dove penso di aver avuto ragione. Sono andato via da tanto tempo dall’influenza del suo ingiusto potere. Ho voluto provare a fare le cose di testa mia, adesso eccomi qua in questa lurida pensione. Ritornare a casa oggi, sarebbe per me uguale a suicidarmi, dovrei subire gli sguardi indagatori dei vicini e dei parenti. Mi direbbero che sono un fallito. Meglio morire. Già in passato ero stato un incompreso, figurarsi oggi, ritornare da sconfitto, chi si sarebbe messo al mio stesso piano? Penso nessuno, con un fallito nessuno si mette sullo stesso piano.
Poi ricordo come papà ai tempi si comportò con mia sorella e mio fratello, solo al pensiero mi viene voglia di spaccare tutto. Quante volte mi è montata la rabbia verso i miei fratelli per colpa di papà, lui è stato ingiusto con me e, volendo vedere, anche nei confronti dei miei fratelli. Con il suo comportamento ha fatto sì che si venisse creare dell’antagonismo cattivo tra noi, e mi sembra tutt’altro che giusto. Poi un padre certe accortezze dovrebbe averle. Forse, dovrei pensare che lo facesse di proposito e non mi volesse bene allo stesso modo dei miei fratelli.
La camera di Vincent, Vincent Van Gogh |
Quali pensieri assurdi che mi vengono in questa lurida camera di pensione d’infima categoria! E mai possibile un ragionamento di questo genere su un padre che genera la vita in eguale misura tra i figli? Credo di non essere pazzo, insensato sì. Adesso è meglio dormire. Il letto di pessima fattura fa rumore ad ogni mio movimento. Prendere sonno con un letto rumoroso e i cattivi pensieri che mi passano per la testa è un atto molto difficile.
Penso, forse è meglio riflettere sul mio girovagare per il mondo, cosa ho combinato di buono? Sono stato in diversi continenti, ho conosciuto tante genti, ma nessuno mi ha dato il calore che trovavo a casa. Sono stato io a fuggire da tanto calore che mi soffocava, io ho cercato lo scontro con mio padre, a mio beneficio questa è la verità. Le mie colpe, ho avuto la capacità di farle ricadere sui miei fratelli che tanto mi vogliono ancora bene, io sono l’egoista. È facile scappare per poi far sentire in colpa chi ci vuole bene. Per ottenere cosa, poi? Si, forse essendo stato io un dannato egocentrico, quando capii che anche gli altri avevano bisogno di un po’ di calore familiare, allora, geloso come sono, andai via.
Ho voglia di non uscire da quest’angusta stanza. Tutto diventa angusto, quando non riesco a dominare le cose e le persone che mi sono vicine, che brutto carattere mi ritrovo! Vorrei capirmi meglio. Ah, se avessi gli strumenti o le persone a me care loro mi aiuterebbero di sicuro. Ho bisogno che qualcuno mi guardi profondamente dentro e mi dica chi sono. Sono stanco, e mi addormento. Ma mi sveglio per la perdita del rubinetto del lavandino, anche quello poco pulito. Maledetta sventura, è possibile che ogni cosa che tocco o vedo è sporca? Il gocciolio del rubinetto mi dà l’impressione di bucarmi il cervello, ma mi fa pensare. Penso che anche l’acqua scandisce il tempo, e il mio sta per scadere, una decisione dovrò pur prenderla. In quel momento il tram passa sotto la finestra e porta con sé tutto il fracasso dietro.
Talmente è forte il rumore sulle rotaie che fa cadere l’orologio. Peccato, è andato in mille pezzi cadendo per terra. Ha finito di indicare il tempo. Mi giro di scatto perché con la coda dell’occhio ho visto cadere il quadro, non ho fatto in tempo a prenderlo e allora sbamm, per terra. Le cose hanno il loro tempo, ed io anche. Prendo le scarpe sotto il letto e le calzo, metto la camicia e vado via. Scendo le scale e sorrido, adesso ho capito cosa e come devo fare per farmi accettare dai miei familiari. Sorrido e mi avvio lungo la strada che mi riporta verso casa mia.