Sul doppio con Stefano Zuffi |
Redazione | 8-06-2009 San Vittore |
Oggi Stefano Zuffi è venuto al gruppo con un pacchetto di dipinti per parlare del tema del doppio. Fra i tanti c'era il disegno di Leonardo qui riprodotto. Al gruppo, sulla suggestione del tema che stiamo trattando in questo periodo, le due figure sono state intese come due età diverse della stessa persona.
Stefano Zuffi - Leonardo (1452-1519), definito da molti lucido, freddo, a volte granitico, aveva a cuore il tema della rigenerazione, del cambiamento: la natura, diceva, sembra morire e rinascere, ogni anno ritornano le foglie sugli alberi… Leonardo si è più volte interrogato sul rapporto tra bruttezza e bellezza, vecchiaia e giovinezza, decadenza e fioritura… In questo disegno le braccia delle due figure si compenetrano: il vecchio sdentato e il fanciullo quasi idealizzato sono fusi assieme, sono la stessa persona.
Aparo: Queste due figure appaiono unite come fossero fratelli siamesi. Il vecchio guarda il giovane con intensità, determinazione, porta sul volto i segni dell’esperienza vissuta e sembra vivere intensamente il presente; il giovane sembra pieno di vita, con tanti riccioli, ma pare immerso nelle sue illusioni e non guarda il vecchio con la stessa consapevolezza.
Antonio Di Mauro - Il giovane guarda il vecchio come se gli dicesse: basta, sono stanco di fare questa vita, ho bisogno di cambiare, lasciami spazio per rinnovarmi e guardare avanti.
Mario Di Domenico - Il giovane guarda l'altro come se avesse davanti un vecchio qualsiasi; il vecchio, invece, guarda l'altro come se vi riconoscesse il giovane che egli è stato.
Ivano L. - Sembra un’opera incompiuta: il giovane sembra ne abbia combinata una delle sue e il vecchio sembra dirgli: “non preoccuparti, sono sbagli di gioventù”. Manca però la continuazione del dialogo.
Zuffi: Il disegno è uno studio, non è pensato per essere un’opera fatta e finita.
A proposito di sbagli di gioventù, Leonardo in gioventù, tirando dei sassi oltre un muro, ammazza una persona. Questo gioco finito in tragedia è stato poi insabbiato per non sporcare il nome di famiglie per bene. Chissà che Leonardo, nel fare questo disegno, non abbia rappresentato se stesso vecchio che guarda alla propria giovinezza dicendo: “che giovane sono stato…”.
L'idea che il disegno potrebbe raffigurare un'esperienza legata alla vita di Leonardo è ulteriormente supportata dal fatto che Leonardo stesso usava dire: “a me sembra che tutte le scienze siano vaghe se non diventano vera esperienza”. Magari anche Leonardo avrebbe voluto avere un vecchio, un nonno, qualcuno che lo abbracciasse così. Non lo ha mai avuto, se si esclude il Verrocchio quando è entrato nella sua bottega.
Vincenzo - Il giovane sembra assorbire il sapere del vecchio (il colore dei capelli del giovane sembra preso dal corpo del vecchio).
Livia - Lo sguardo del giovane a me pare guardare oltre il vecchio, nel vuoto, come se fosse assente, come se non sentisse che il vecchio lo sta chiamando alla relazione, come se per lui il tempo si fosse fermato. Mi colpisce che il vestito del vecchio abbia molte pieghe, mentre la veste del giovane sembra ancora da disegnare.
Questo particolare mi rimanda ad un particolare del dipinto “Il ritorno del figliol prodigo” di Rembrandt su cui avevamo lavorato. Il volto del figlio non ha i lineamenti: ha bisogno del riconoscimento del padre e delle altre figure sulla scena per potere costruire la propria identità.
Un altro aspetto che avevamo sottolineato era che il padre ha bisogno del figlio per potere riprendere a svolgere le proprie funzioni. Un po’ come qui: il vecchio chiama il giovane perché la relazione sia proficua; il giovane ha bisogno che il suo tempo riprenda a scorrere.
Salvatore - Il vecchio sembra dire al giovane: “Muoviti, che ci sono qui io!”.
Michi - Per me il giovane non vede il vecchio, perché ha tutto da scoprire. L’anziano guarda il giovane non perché voglia trasmettergli qualcosa, ma perché sa già quale percorso lo aspetta.
Alberto - Il giovane a me sembra una statua. Sembra che il vecchio stia scolpendo la statua del giovane.
Luigi - Quelle due figure per me non sembrano la stessa persona, io vedo un padre che si rivolge al figlio dandogli dei consigli.
Tiziana - io invece quest'opera la intitolerei: “La chiamata di Narciso”. Il giovane mi ricorda Narciso, i suoi occhi vanno oltre il vecchio, sono persi nel vuoto, stanno ancora contemplando la sua immagine riflessa nell'acqua. Nel “Narciso” di Caravaggio l'immagine di Narciso e del suo riflesso creano un'area che si chiude su se stessa, le braccia di Narciso formano un semi-arco che si chiude circolarmente con il semi-arco del riflesso.
Ora la scena va avanti, interviene qualcosa di nuovo a rompere questa circolarità. Il vecchio prende Narciso, lo scuote e gli dice “Narciso, ma cosa stai facendo? Smettila di guardare quell'immagine ingannevole, Narciso adesso sforzati, guardami negli occhi!!”. E' come dice Livia, le vesti del giovane non hanno pieghe perché per Narciso il tempo si è fermato in quell'attimo in cui si è bloccato a contemplare se stesso. Ma il vecchio ora sta spezzando la circolarità in cui Narciso era rimasto intrappolato e consente così al tempo del giovane di ricominciare a scorrere.
Stefano Zuffi - Questo dipinto di Caravaggio raffigura un personaggio della mitologia greca. Narciso, ragazzo affascinante, un giorno, camminando vicino ad uno stagno, vede un’immagine riflessa nell’acqua e se ne innamora; trova che quell'immagine sia accattivante, non capisce che è il suo riflesso, si abbassa per baciarla, ma, piegandosi troppo, cade nell’acqua e annega. Sulla riva nascono poi dei fiori, i narcisi, per evocarne il ricordo.
Nel dipinto di Caravaggio la scena è notturna. Lo sfondo scuro permette alla luce della luna di fare risaltare alcuni particolari, ad esempio il ginocchio di Narciso. Inoltre nella notte, nel momento del buio, il mondo sembra svanire e chi rimane condivide un momento di intimità e di solitudine con la luna. La scena notturna esalta il ruolo di Narciso e della sua immagine, per altro non resta spazio. Tutto è chiuso come in un cerchio: metà cerchio è costituito dall'arco formato dalle braccia di Narciso, l’altra metà dal loro riflesso.
Il corpetto delle vesti di Narciso è di stoffa lavorata, la stessa stoffa della gonna indossata da Maddalena in un altro dipinto di Caravaggio: “Maddalena penitente”.
Narciso non sa più chi è, vede nell’immagine riflessa un altro da sé e se ne innamora al punto di morire.
Maddalena, invece, che pur camminava lungo la via della perdizione, ad un certo momento si è fermata, si è raccolta in se stessa, si è ricomposta lasciando da parte ciò che non serviva (a terra vicino a lei sono dipinti alcuni gioielli).
(da un precedente incontro a San Vittore)
Sia nel "Narciso" che ne "La conversione di Maddalena" la figura principale si guarda allo specchio e si giudica.
Nel primo dipinto Narciso si compiace guardando la propria immagine nell’acqua, si tende verso la sua immagine riflessa per un abbraccio e annega. Mentre nel secondo dipinto Marta porge a Maddalena uno specchio in cui guardarsi; Maddalena riconosce un’immagine di sé che non le piace e decide di cambiare.
Fra i libri di Stefano Zuffi: unlibro.it, Feltrinelli