Il mio doppio

Elena Mondini

8-06-2009  

Mi accorsi che qualcosa non andava. Guardai attentamente il riflesso nello specchio e per un momento ebbi la netta sensazione di non riconoscere la mia immagine. C’era un’espressione severa e allo stesso tempo sorniona che mi fissava intensamente.

Una forza sconosciuta la animò improvvisamente, e disse: «Vuoi morire o vuoi deciderti ad ascoltarmi? La scelta è soltanto tua.»

Come una pugnalata dritta fino alle corde dell’anima si aprì uno squarcio dentro di me e per un tempo che mi sembrò interminabile chiusi gli occhi come per difendermi dal dolore acuto che era stato liberato.

Quando li riaprii un sorriso si fece largo sul mio volto e io tesi una mano verso lo specchio: «Vieni, hai molto da raccontarmi. Ti ho ignorato troppo a lungo.»

Qualcosa di invisibile aveva fatto scattare i chiavistelli arrugginiti di una prigione altrettanto impalpabile, e le due immagini in quel momento si toccarono.
Avrebbero condiviso molto, da quel giorno.