Amor sacro e amor profano

Enzo Martino

11-03-2004  

Vorrei dire molte cose sulla venuta in carcere delle signora Bartocci. Credo però che una bella rappresentazione di quello che provo la dia il quadro del Tiziano “Amor sacro e profano”. Identifico in me quel bambino che cerca di trovare se stesso nell’acqua, segno dell’esistenza umana, la mia esistenza adesso rovinata. La ricerca del mio passato per capire cosa ero e dare il meglio che sta nel profondo del mio interiore. Non ci si può esimere dal guardare dentro di sé; anche se questo coincide con l’essere detenuto.


Il quadro parla anche di riconciliazione. Non ci sono parole sufficienti per identificare il gesto che hanno fatto entrando in carcere le signore Bartocci. Un gesto di grande moralità, di umiltà, un gesto di una possibile e futura riconciliazione. Le parti si sono incontrate; noi, adesso, dobbiamo cercare di dare il meglio che c’è in noi per non vanificare tutto il lavoro; la fatica che facciamo è sempre minore al confronto del dolore patito dalla vedova e dalla figlia del sig. Bartocci.

Partire da loro è come dare a me stesso una nuova energia per confrontarmi prima con me stesso e poi con le persone del mio gruppo, persone con cui mi piace dialogare, per un rapporto sempre leale. All’incontro mi sono sentito una persona a metà, ed è stata una emozione dolorosa. Nel trovarmi davanti alla vittima di un reato ho provato una sensazione di disagio. Capisco che la strada è lunga da percorrere, ma ho fiducia che nello scambio di diverse opinioni si possa, alla fine, raggiungere un obiettivo positivo.


Questo dipinto di Tiziano, conservato presso la Galleria Borghese di Roma, nasconde un complesso significato allegorico. Un putto alato, immagine di Eros nella mitologia greca, immerge la mano nell'acqua, simbolo dell'esistenza umana: è l'amore che gioca con il destino dell'uomo. La vasca finemente istoriata che contiene l'acqua ha la forma di un sarcofago marmoreo: un'immagine della conciliazione fra i contrari, in questo caso le idee della morte e della vita. Sui bordi della vasca siedono due figure femminili. La nudità di una delle due donne allude alla purezza spoglia e innocente dell'amore spirituale, mentre le vesti della figura riccamente abbigliata simboleggiano gli orpelli terreni che occultano l'essenza delle creature, suscitando la vanità e la passione voluttuosa. Le due donne assumono dunque le sembianze di due figure opposte e complementari della filosofia neoplatonica: la Venere mondana e la Venere celeste. Il titolo, "L'Amor sacro e l'Amor profano", che sintetizza questa interpretazione, fu attribuito al dipinto verso la fine del Settecento. In precedenza l'opera era nota come "Donna ornata e disornata".
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