Sconfinamenti auspicabili |
Massimiliano Paone | 04-08-2005 |
Questa scelta deriva da una serie di riflessioni che ho avuto modo di elaborare anche grazie al materiale pubblicato sul vostro sito, e probabilmente rappresenta una svolta di un certo spessore nella mia vita di uomo e di giurista. Vado convincendomi che sarebbe forse un gran bene se tutti gli operatori del diritto coltivassero una conoscenza diretta del pianeta carcere. Diceva Ghandi che per tastare il polso di una società è necessario andare a cercare dove essa rinchiude le sue miserie (e Ghandi è stato uno dei pochi avvocati che abbia veramente dato lustro alla categoria). E chi più di un giurista deve avere il polso della società che va a disciplinare applicando la legge? Non sono solo riflessioni di carattere etico-professionale ad avermi spinto a tale scelta. Ho sempre visto l'avvocatura come una "missione" (come l'ha definita Pier Calamandrei) finalizzata a garantire che il rapporto conflittuale tra individuo e società sia regolato nel modo più giusto possibile. L'avere scoperto, anche grazie alla vostra attività, che oltre le mura di un carcere c'è tutto un mondo di umanità, che non è stata cancellata da una sentenza, in qualche modo mi ha imposto di includere in questa missione anche il dovere di conoscere più da vicino quelle persone che la nostra società rinchiude insieme a tutte le nostre miserie.
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