Un cerchio imperfetto

Armando Xjfai

  04-06-2005
 

Il nostro gruppo ultimamente si è arricchito di nuovi detenuti e studenti, giudici, professori e critici d’arte.

Queste persone non sono più presenze sporadiche ma permanenti.

La consistenza umana degli argomenti che affrontiamo è sempre maggiore, ma quello che mi preme dire è che noi detenuti ci sentiamo sempre più ricchi ed appagati, grazie anche al fatto che con gli ospiti abbiamo uno scambio fatto di dare e avere.

Non si tratta di uno slogan o un modo per fare i “belli e bravi” davanti alla società. Strada facendo, riconosciamo in chi viene a trovarci la società a cui dobbiamo e della quale vogliamo fare parte.

Ai nostri ospiti non offriamo le nostre scuse, troppo facili, non dichiarazioni di ravvedimento per elemosinare benefici di legge, ma le nostre esperienze personali, partendo da quando eravamo buoni cittadini fino ad arrivare ad ora.

C’è un percorso per arrivare a deviare, a trasgredire e noi vi offriamo la cruda realtà senza troppo teorizzare, sentendoci in debito con voi, con la società, ma soprattutto pensando ai nostri compagni detenuti e a quelli che oggi sono solo dei bambini innocenti e che domani si troveranno chiusi in una cella sovraffollata, non solo di persone ma anche di rancore, di odio, di desiderio di vendetta verso tutto e tutti.

Ecco perché noi vogliamo come alleati gli studenti di psicologia, lettere, filosofia, giurisprudenza e perché loro hanno accettato noi: perché solo facendo insieme ci si può riconoscere gli uni e gli altri.

È per questo, che il gruppo lavora e non è un circolo chiuso. È aperto a tutti quelli che si vogliono mettere in discussione e che hanno voglia di migliorare senza pretendere la perfezione.

 

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Nota: il cerchio è di Adriano Avanzini, un artista che espone alcuni dei suoi lavori in combinazione con l'incontro su Gli obiettivi della punizione e i suoi protagonisti.