La riabilitazione del cigno

Salvatore Morabito

 

25-01-2012

Da quando abbiamo iniziato a parlare della morte del cigno, tanto negli scritti quanto nelle discussioni attorno al tavolo, sono stati approfonditi diversi aspetti del ballerino e del suo comportamento, ma quasi tutti nella direzione del vissuto personale.

In questo mio scritto voglio provare ad affrontare le reazioni del contesto al comportamento del ballerino, reazioni che, a me oggi detenuto, fanno pensare al trattamento sanzionatorio e riabilitativo del condannato che, in conseguenza delle sue violazioni delle norme, è stato allontanato dalla scena.

Il ballerino con il suo comportamento irresponsabile ha fatto fallire un progetto comune (lo spettacolo) e ha impedito al pubblico il piacere di condividerne la bellezza. Proprio per questo viene portato via dalla polizia, escluso dalla scena e rinchiuso per la sua riabilitazione.

Quale riabilitazione? Così com’è strutturato oggi, il carcere, se fosse un’azienda privata, dovrebbe subito dichiarare il fallimento. Così com’è, non fa altro che comportarsi come il cigno, perché non è in grado di accompagnare in un percorso di crescita l’individuo, non è in grado o non vuole aiutarlo nella difficoltà, facendogli capire che non è solo, guidandolo verso la crescita e il miglioramento personale, facendolo sentire parte di un progetto comune e non una nullità.

Invece il sistema attuale non fa altro che annientare l’individuo. Lo fa diventare una nullità completa, come genitore, come marito, come compagno, come figlio. Lo rasa col culo per terra e lo isola facendogli perdere tutto. Questo cosa produce? Tre o quattro tipi di soggetti pronti per rientrare in società:

Questa realtà è quella che viene chiamata rieducazione. Senza contare che a volte tutto questo avviene anche con delle persone condannate senza andare troppo per il sottile.

Si cambia se non si viene abbandonati, se si ha un ruolo, se ci si sente dire che in questo mondo esisti anche tu, con le tue paure e le tue incertezze, ma che non sei solo, che non sei il solo ad avere sbagliato, e che l'obiettivo è camminare insieme per un futuro migliore per tutti.