Cosa fa il mio cigno? |
Aldo Cagna | 02-11-2011 |
La rappresentazione della morte del cigno può fare scattare diverse riflessioni.
Nell’immediatezza mi ha trasmesso la voglia dell’artista di trasgredire, di comunicare, di ribellarsi alla morte. Volendo cambiare gli eventi e ponendosi al centro dell’attenzione, lui cerca di dare un messaggio che però non riesce a trasmettere, anzi, finisce per esasperare il pubblico.
Dopo averci riflettuto, mi sono reso conto che io stesso mi sono comportato come il cigno che non vuole morire. Questo è accaduto nel periodo critico che ha segnato la mia adolescenza e, con la comparsa della droga, ha cambiato il mio comportamento in modo radicale.
Ne abusavo, credo per la mia incapacità di rapportarmi con i miei coetanei, volendo a tutti i costi emergere dal gruppo. Allo stesso tempo, affascinato dal proibito, ho rotto gli schemi della normalità, non ascoltando niente e nessuno, nemmeno i miei genitori. Le loro attenzioni erano diventate per me causa di vergogna.
Costruii un muro. Pur avendo la consapevolezza di giocare con la morte e pur avendo visto tanti conoscenti morire, continuavo a inocularmi sostanze in modo sempre più massiccio. I tentativi di aiutarmi diventavano per me uno stimolo invece che un freno, ignoravo l’evidenza della devastazione fisica che mi procuravo. Solo adesso capisco che il mio comportamento, in qualche modo, era una richiesta di aiuto e di comunicazione.
Il cigno, inoltre, mi fa pensare alla mia impulsività, alla incapacità di pensare con lucidità, alla mia insicurezza, al mio isolamento.
Da ormai 5 anni vedo scorrere il tempo dietro le sbarre, con l’ansia e la paura che, malgrado io sia pieno di buoni propositi, questo meccanismo possa riaccendersi anche dopo avere scontato questa mia lunga pena.
Inoltre, proprio per gli anni che mancano al mio fine pena, non ho al momento la possibilità di curarmi. Solo quando sarò a 5 anni dal fine pena potrò farlo e portare me stesso fino alla morte del cigno.
Continuo a domandarmi se un domani avrò ancora quel senso di malessere. Sarò forte abbastanza? Oppure ricadrò ancora in questo oblio? Ecco il mio cigno, che ancora non so se stia dormendo o se sia finalmente morto.