Il cigno e le sue battaglie |
Adriano Avanzini |
12-01-2012 |
Mi piace pensare che l’immagine della locandina sia come un contenitore dalle pareti flessibili e ampie, pieno di colori e forme messe insieme con il materiale della fantasia.
Un recipiente in cui cose, voci, sogni, pensieri, usciti fuori dal lavoro fatto in carcere con i detenuti e le persone del gruppo esterno, possano trovare ognuna, un colore, una forma in cui riconoscersi.
Mi piace anche immaginare che in questo recipiente ci si possa continuamente versare, con la fluidità che solo l’immaginazione ci concede, ogni sorta di fantasia, più o meno imparentata a questa strana figura danzante di ballerino ostinato, che deve fare il cigno che muore, ma che non vuole morire. Un ballerino dal vestito carico di colori, contrasto di voci plurime di vita vissuta, che danza un ballo sospeso tra tragico e comico, tra vita e morte.
La testa ha un orecchio appuntito d’animale e un tratto impastato di colore gli contorna l’occhio. E’ una maschera bianca, un po’ allungata, come la testa di un cigno. In equilibrio precario tra sogno e realtà, un po’ umana un po’ no, su quel collo di burattino così esile. Qualcuno ci vedrà testa sospesa di toro.
La figura fantasiosa di un clown burattino sale sul palco, che è un’arena, a schivare pomodori e fischi e destino. Combatte qui, come un Don Chisciotte arlecchino ganassa, l’ennesima battaglia che riguarda solo lui e il Dio dei perdenti. Ma la Morte non lo sorprenderà a culo nudo.
L’ha vista la morte, è li dentro lo specchio, gli tende la mano per un giro di danza con le sue ultime illusioni. Ha il suo stesso vestito e una traccia di colore denso sul viso bianco.
Chi lo guarda trova veramente irriverente, ridicolo e arrogante il suo fare burlesco. Vuole vederlo cadere, non sa che già è caduto. Ma ancora danza sulle punte dei piedi, per mantenersi in forma e giovane e forte, al di sopra della sua ombra, che è vita andata.
Anche se non sempre ci crede, pensa che domani gli sarà restituito l’amore che lo renderà immortale.