Il fardello del cigno |
Luigi Petrilli |
25-10-2011 |
A spaziare con la fantasia, questa morte del cigno permette tanti collegamenti con argomenti che noi al Gruppo della Trasgressione abbiamo toccato più volte.
La frustrazione e il desiderio di rivalsa tante volte sfociano nel delirio dell’onnipotenza e nel dramma. Una volta sedotti e superati i limiti, non è facile uscirne, per non dire che, da soli, è quasi impossibile. Ci vorrebbe una buona formazione di base, in più l’aiuto di una guida che ti aiuti ad ampliare la visione delle cose e a crescere laddove prima eri bambino, un po' quello che accade da noi al Gruppo della Trasgressione.
Cercando un nesso tra questa opera e noi, penso che in ognuno di noi ci sia la smania del successo che, se mescolato alla rabbia e se ottenuto senza il necessario impegno, ti fa perdere l’affezione per la vita e ti dà l’illusione di poter fare quello che vuoi, facendoti perdere la volontà di lottare per quello che ami.
L’attore è in balia dei venti, mendica una parte e poi, una volta ricevuta, la sperpera. Mi ricorda in parte il personaggio di Sisifo:
La storia si conclude con l’attore che dopo anni dovrebbe morire in una nuova parte. Ma di morire non se ne parla… ancora una volta anziché impegnarsi a far bene la propria parte, egli cerca di approfittare dell'occasione senza guardare più in là.
Il finale mi lascia con delle domande: