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Aparo riferisce al gruppo che la Direzione, in previsione del concerto-convegno del 9 di giugno, si sta muovendo per cercare di fare partecipare alcuni detenuti del carcere minorile Beccaria allo scopo di dare maggiore concretezza e utilità alla giornata.
Successivamente pone al gruppo due richieste:
In particolare a Irene Netti, insegnante in una scuola media superiore di Rho, chiede di ricostruire le caratteristiche essenziali del bullo secondo la sua esperienza.
Irene: I bulli emergono essenzialmente nella fase adolescenziale. Gli adolescenti vivono una fase della vita di profondo cambiamento: escono dal nucleo famigliare per allargare i propri orizzonti, si pongono domande sempre più complesse a cui trovare delle risposte, ad ogni risposta raggiungono un obiettivo che è riconosciuto dagli altri.
Nel bullo qualcosa si blocca, è come se non potesse più porsi domande in modo graduale e sperimentare la crescita, le relazioni, la stima, l’affetto. Si verifica una graduale interruzione della crescita.
Le risposte ad un meccanismo inceppato diventano comportamenti violenti; per farsi riconoscere diventa necessario compiere atti esagerati. Non rispettare le regole (fare i compiti, rispettare compagni e insegnanti, essere puntuali) per il bullo significa essere già grande, pensare di essere più cresciuto, ma in realtà il suo processo di crescita è inchiodato.
L’adolescente che si comporta da bullo non si sente riconosciuto, si sente soffocato nella crescita, prova una sensazione di mancanza di spazio che per essere vinta richiede una forte visibilità e quindi una tendenza a soffocare gli altri.
Come può il Gruppo della Trasgressione interagire utilmente con i ragazzi della mia scuola?
Credo che l’esperienza di riflessione di persone che hanno vissuto fuori dalle righe e dalle regole possa colpire i ragazzi più di quanto non possa fare un esperto, fa pensare di più perché è un prodotto e in adolescenza i ragazzi hanno bisogno di fatti.
Dopo il racconto di Irene c’è lo spazio per qualche altro intervento.
Lara: Quando compi un atto di bullismo è come se ti sporcassi dentro e, dato che ormai sei sporco, hai la tendenza a mantenerti sporco.
Tirelli: L’ottenere rispetto sembra coincidere con la capacità di suscitare paura, il riconoscimento porta ad un ulteriore isolamento, a restare sempre più soli.
Lara: A volte è proprio la solitudine che si cerca.
Fedua: Io facevo qualcosa di male per farmi dare le botte da mia madre, per farle vedere che esistevo.
Lara: A volte si allontana qualcuno per avvicinarsi a qualcun altro che però deve stare attento perché non è facile da capire il messaggio.
Kati: Non è obbligatorio aggredire, la forza viene anche usata per emarginare.