Rientro in carcereIncontro di domenica pomeriggio 12-03-2006
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Livia Nascimben | 14-03-2006 |
Fatti i minigruppi di discussione gestiti da studenti ed ex detenuti del gruppo, la staff degli scout e i membri esterni del gruppo tornano in carcere. Vengono letti, come restituzione, le riflessioni degli scout scritte nel pomeriggio e riportati i commenti e il lavoro svolto durante la giornata. Insieme si fa un bilancio del lavoro svolto.
Armando: Non mi è parso che abbiamo dato il meglio di noi stessi ieri, c’è stato poco scambio rispetto ad altri incontri. L’obiettivo è di cibarsi gli uni degli altri. Mi è sembrato che l’impressione degli scout fosse di noi detenuti come brave persone, sarei stato più contento se si fossero appropriati dei miei errori più che delle cose belle. Riguardo l’autorità penso che debba guadagnarsi autorevolezza perché la sua punizione sia efficace.
Aparo: Ho sentito molti ringraziamenti da parte degli scout, è importante capire che i detenuti vivono per il fatto che vengono persone esterne e si fa in modo che il carcere non sia carcere la domenica pomeriggio. Le riflessioni su di sé fanno evolvere ma il detenuto fa strada se la può fare insieme ad altre persone che con lui progettano e operano imparando a riconoscersi. Lavorando alle cose, ti innamori dell’obiettivo al quale lavori; dedicandoti a un progetto ti senti elemento di una comunità. La direzione è coltivare e promuovere circostanze di lavoro comune. Il lavoro per prevenire la devianza, alla fine, potrebbe portare ad una gratificazione maggiore di quella ottenuta grazie ai guadagni delle rapine.
Giò: E’ stato il mio primo gruppetto, ero con Dino. Abbiamo parlato del tema dell’autorità, abbiamo più ricevuto che dato.
Giampietro: Un proverbio cinese dice che una persona è una persona attraverso un’altra persona. Al gruppo si dice spesso che il reato è male e parlare di devianza è parlare di ognuno di noi.
Luca: Da quanto ho ricavato, molti degli scout hanno espresso il desiderio di portare fuori dalle mura il lavoro iniziato, di spenderlo nella quotidianità avvicinandosi alle proprie mura interiori. Come osservazione critica all’incontro di ieri dico che sono stati letti troppi scritti e che una disposizione in cerchio forse avrebbe favorito maggiormente lo scambio.
Aparo: Condivido la riflessione critica. E osservo che mentre il gruppo si spende per chi viene da fuori, l’evento irrobustisce l’identità del gruppo. E’ bene avere la consapevolezza della forza degli scout, destinatari e rafforzatori del lavoro.
Enzo: Aggiungo, a quanto detto dal dottore, che l’obiettivo del lavoro sono anche i figli dei detenuti. Il mio desiderio è dare una direzione diversa ai miei figli rispetto al mio passato; quello di cui mi cibo do ai miei figli. Impegnarmi in un progetto fa bene a me e alle persone che incontro.
Stefania: Ho sentito molta attenzione verso il mondo carcerario, mi è dispiaciuto però che gli scout abbiano percepito per lo più freddezza in Tribunale.
Silvia: Avevo il gruppetto dei più giovani, mi hanno fatto molte domande sul gruppo, erano curiosi di sapere.
Ivano: Spesso mi dicono che faccio scritti tristi, come lo scritto che ho letto, io però ho scritto cose che non ho mai detto ai miei, a nessuno.
Cajani: Penso che sia stata un’esperienza positiva, nonostante il momento in carcere sia stato meno efficace di altri anni. Oggi la presenza ai minigruppi è stata molta, non c’è più differenza tra la partecipazione dentro e fuori, tra le due realtà. Un obiettivo a lungo termine è il coinvolgimento dei parrocchiani, della realtà esterna al carcere.
Ruggero: E’ stata un’occasione per riflettere, personalmente non ho mai riflettuto sul tema dell’autorità e ho colto l’occasione per rivedere momenti della mia vita passata. L’esercizio dell’autorità può essere un arricchimento per chi l’esercita e verso la persona cui è esercitata.
Pasquale: Ieri mi sono accorto della distanza che avevo dalla vita. La realtà è quanto ho visto ieri, il resto non esiste. E’ stato un momento di confronto importante, ho visto la ricchezza che ho ignorato in tutti questi anni.
Giovanni: Sono nuovo del gruppo. Una scout ieri ha detto che ha visto molta tristezza in carcere, mi chiedo cosa pensava di trovare.
Giulio: Ho bisogno della società e la società ha bisogno di me. Se guardo l’autorità come persona e se l’autorità mi guarda come persona riesco a dialogare, altrimenti ho difficoltà.
Raffaele: Entrare nel profondo può fare bene a noi e agli altri.
Leonardo: L’interscambio è da costruire e accudire.
Christian: Riguardo l’autorità, anche il mio quadro è bianco, non vedo nei miei genitori un’autorità, dove la cerco? In collegio c’era un prete che mi rompeva, lui era un’autorità. L’autorità è pesante ma vuole il bene. Ho preso lo Zingarelli e ho cercato le parole autorità, autorevole, autorevolezza. Ho associato i miei al termine autoritario, qualcuno di autorevole non l’ho ancora identificato.
Leonardo alla fine dell’incontro legge un suo scritto sull’autorità, ha deciso di entrare ufficialmente al gruppo, anche se si riserva ancora qualche giorno per deciderlo una volta per tutte.