Dopo il workshop |
L'otorinolaringoiatra | 13-03-2006 |
L’autorità si muove sulle tracce della non violenza e della corresponsabilità. Nessuno in balia di nessun altro. Dovrebbe essere una forma di affidamento. Non posso leggere nel carcere solo un pagamento per le proprie colpe, in quanto questo pagamento non è fatto con la moneta in circolazione.
L’uomo non paga con la propria accidia, ma, in quanto essere agente, tutto al più ripaga il debito con il sudore della propria fronte. E allora cerco nel carcere una rieducazione.
Qualcuno a cui chiedere conto deve esserci, qualcuno che si confronti e scelga quale è il miglior modo. Credendo nella democrazia, credo pure noi protagonisti dell’agire politico. Contagiamo con le nostre debolezze tutti coloro che conosciamo, siamo argilla di idee da plasmare. Se tutti sentono il peso dell’ingiustizia, allora è più vicina la sua fine.
Il Clan è lo strumento ottimale, purtroppo debole e la comunicazione tra dentro e fuori, pubblichiamo i pensieri affinché raggiungano ogni angolo e ogni orecchio. Quello di cui abbiamo bisogno è scambio, è dare voce a chi non può parlare e orecchie a chi non può sentire.