Piccole alleanze

Mariella Tirelli

06-07-2004  

Nella mia borsa c'è da molto tempo un sacchetto rosso dove ho riunito piccoli oggetti che ho raccolto o mi sono trovata in mano: un sasso, un riccio di pietra, la tessera caduta di un mosaico, la polvere che resta di un papavero e altro.

Ognuno di essi è legato a momenti di benessere o di malessere. Toccare il sacchetto quando cerco una delle troppe cose che mi porto dietro nel disordine mi rassicura sul mio tempo, passato, ma non perduto.

Le mie amiche quando, frugando nella borsa, si ritrovano ancora in mano quella strana cosa scuotono la testa e dicono che non crescerò mai. Ma aggiungono che questo è il mio bello.

Il sacchetto è pieno, forzandolo potrebbe ancora accogliere qualcosa, ma è da tanto che non ne sciolgo il nodo.

Da piccola il mio oggetto del desiderio era un orso di peluche. Non l'ho mai chiesto per non creare problemi, ma anche perché mi è sempre costato chiedere. Orgoglio, verifica dell'attenzione altrui, ma anche la possibilità di coltivare l'illusione che la risposta potesse essere sì, invece del no che mi aspetto.

L'orso era il compagno dei bambini che stavano nelle case dove si rideva, dove Natale era Natale e i compleanni venivano ricordati. L'attenzione per quel giocattolo mi è rimasta dentro e confesso di aver passato qualche ora della mia vita davanti alle vetrine a guardarlo. Ho avuto spesso la tentazione di comprarne uno, ma mi ha trattenuto il senso del ridicolo, o altro.

Dieci anni fa, durante un viaggio all'estero, in un grande magazzino, mi sono subito distratta e allontanata dai miei amici. Uno di loro mi ha trovato davanti ad un cesto di orsacchiotti, mi ha guardato toccarli, prenderli in mano, rimetterli dentro. Conosceva questa mia debolezza e mi ha chiesto spazientito se volevo morire con la voglia dell'orsetto, ne ha preso uno, è andato alla cassa a pagarlo e me lo ha lanciato con aria di sfida. Da allora sta sul mio comodino, all'altezza degli occhi, è l'ultima presenza che vedo la sera e la prima la mattina.

Forse non è vero che ogni cosa ha il suo momento; anche tardi qualcosa che non si è avuto arriva.